RIFLESSIONE SU PAPA FRANCESCO

Seconda parte

 

Papa Francesco sorpreso alla Messa in San Pietro seduto in Chiesa tra i fedeli.

Andare a messa e trovare seduto tra gli altri, il Papa. E' quanto accaduto ad alcuni fedeli che mercoledì (21 agosto 2019 ndr) hanno partecipato a una celebrazione nella basilica di San Pietro per la festa di San Pio X. Come si può vedere nello scatto pubblicato sui social dal sacerdote legionario di Cristo, Matthew P. Schneider, il Pontefice ha assistito alla funzione seduto in sesta fila, da solo, come un fedele qualunque.

 

 

 

Il pontificato di papa Francesco è basato, a mio modesto avviso, nel dimostrare al mondo come un sacerdote dev’essere un “buon pastore”. Per questo cerca di passare molto del suo tempo tra la gente, vive a Santa Marta e non nei Palazzi Apostolici, mangia assieme ai dipendenti del Vaticano, celebra la Messa mattutina con un simbolico gruppo di fedeli e, a volte, si può incontrare dove non te lo saresti mai aspettato. Ho già scritto una riflessione personale su papa Francesco il 15 maggio scorso dopo averlo incontrato a Santa Marta, per mettere in risalto il suo particolare atteggiamento ad apparire il più possibile una semplice persona umana e un semplice prete-pastore.

(https://www.omelie.org/approfondimenti/approfondimenti111.htm)

Ora voglio proseguire con altre considerazioni sullo stesso tema perché molteplici sono gli atteggiamenti e le parole di questo Papa che lo distinguono dai suoi predecessori. In verità, dopo il Concilio Vaticano II (da Paolo VI in poi), già si erano verificati notevoli cambiamenti, formali e sostanziali, sull’esercizio delle funzioni papali. Mai, però, si era giunti al totale cambiamento operato da Francesco. Fin dalla sua elezione tre furono le componenti delle scelte fatte, sia dal Conclave che da lui stesso appena eletto, che facevano intendere una prospettiva nuova. Il Papa per la prima volta era un Gesuita, per la prima volta un latinoamericano che veniva dall’altra parte del mondo (il posto più lontano da Roma) e, infine, Jorge Mario Bergoglio da Papa, per la prima volta aveva scelto il nome Francesco: un nome che, come egli avrebbe spiegato pochi giorni dopo l’elezione, era legato ai poveri, alla cura della creazione e alla pace. Ecco come padre Federico Lombardi – ex direttore della Sala Stampa della Santa Sede - elenca alcune delle novità sul nuovo stile di papa Francesco e sulla sua libertà di espressione spontanea:

Ma le novità erano anche nello stile del rapporto personale del pastore con gli altri, semplicemente con la gente. La novità della Messa mattutina a Santa Marta, con un bel gruppo di fedeli e con un’omelia che avremmo presto imparato ad attendere con grande interesse ogni giorno, e il saluto finale personale con ognuno dei presenti. La capacità di coinvolgere il popolo dell’Angelus o delle celebrazioni interpellandolo direttamente e invitandolo a rispondere o a pregare insieme… La libertà del gesto e la concreta fisicità delle sue espressioni toccavano immediatamente, ma in profondità, il cuore della gente. In questo senso una delle prime esperienze importanti che feci personalmente fu quella della Messa della Cena del Signore, il primo Giovedì Santo, al carcere minorile di Casal del Marmo. Secondo l’uso liturgico abituale si stava prevedendo che la lavanda dei piedi sarebbe stata fatta con soli ragazzi. Mi permisi di far giungere al Papa un discreto messaggio sul disagio dei giovani e del cappellano, e la risposta fu praticamente immediata. Come tutti sappiamo lavò i piedi anche a ragazze e a musulmani, come aveva già fatto a Buenos Aires…

Personalmente e come sacerdote, l’aspetto che più mi ha coinvolto del nuovo pontificato è il fatto che papa Francesco è riuscito in tempo brevissimo a far capire a moltissime persone – sia dentro sia “fuori” della Chiesa – che Dio le ama, le desidera, le perdona senza stancarsi. Lo ha detto e lo ha ripetuto infinite volte fin dai primissimi giorni. Tutti abbiamo sofferto molto dell’immagine di una Chiesa arcigna e severa, del “no” piuttosto che del “sì”, arroccata su precetti prevalentemente negativi e fuori del tempo. Sapevamo benissimo che era un’immagine ingiusta, completamente diversa da quello che cercavamo di dire e di testimoniare; ma il clima culturale dominante andava in quel senso e noi non riuscivamo a cambiarlo”.

Tra le novità che si evidenziano maggiormente in tutto il pontificato di papa Francesco, spiccano altri tre punti oltre a quelli già sopra citati. Il primo è di essere riuscito a far acquisire ormai a quasi tutti noi cattolici che Dio ci ama e, soprattutto, è sempre disposto a perdonarci piuttosto che a punirci, basta chiederglielo. Ripete Francesco “Il problema è che noi ci stanchiamo di chiedere perdono! Lui, mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. … Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo a essere misericordiosi con tutti. Invochiamo l’intercessione della Madonna che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo”. Il secondo punto è l’aver costantemente cercato di avviare la Chiesa in un costante movimento di aggiornamento, rinnovando il sistema delle assemblee del Sinodo nel metodo e nello spirito. Tutti si devono sentire “discepoli missionari” andando nelle periferie in ogni angolo del mondo. E questo lo sta facendo superando anche non pochi ostacoli, soprattutto interni. Infine, il terzo punto del rinnovamento questo Papa lo ha perseguito operando una vera e propria “cultura dell’incontro”, preferendo cioè l’incontro personale privo di formalismi piuttosto che quello legato ai rigidi protocolli di un tempo. E questo lo fa sia con i suoi collaboratori, sia con i leader religiosi e i capi di Stato. A questo proposito basti ricordare il movimento della Chiesa dal punto di vista dell’ecumenismo con gli incontri di papa Francesco con i Patriarchi Bartolomeo e Kirill, la partecipazione alle celebrazioni del 500° anniversario della Riforma protestante a Lund e l’incontro con la comunità della chiesa anglicana di All Saints a Roma in occasione delle celebrazioni per i suoi 200 anni dalla sua fondazione.

A proposito della volontà di papa Francesco a proseguire caparbiamente sulla strada dell’ecumenismo intrapresa dai suoi predecessori da Paolo VI in poi, è indicativa la frase da lui pronunciata nell’udienza della delegazione ecumenica della Finlandia del gennaio di quest’anno: “L’ecumenismo è un cammino, un cammino che, come hanno costantemente sottolineato i vari Pontefici dal Concilio Vaticano II in poi, è irreversibile. This is not an optional way”.

Non credo che papa Bergoglio smetterà di stupirci e affascinarci con la sua continua opera innovatrice della nostra Chiesa, quindi dovrò scrivere su di lui certamente anche una terza parte delle mie riflessioni. Lo farò molto volentieri.

 

Gian Paolo Di Raimondo – 1 ottobre 2019