RIFLESSIONE SU PAPA FRANCESCO

 

 

Il dialogo nasce da un atteggiamento di rispetto verso un’altra persona, dalla convinzione che l’altro abbia qualcosa di buono da dire: presuppone fare spazio, nel nostro cuore,
al suo punto di vista, alla sua opinione e alle sue proposte. Dialogare significa un’accoglienza cordiale e non una condanna preventiva. Per dialogare bisogna sapere abbassare
le difese, aprire le porte di casa e offrire calore umano
”.
(Papa Francesco)
Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi,
di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore
”.
(Papa Francesco)

 

Questa volta la riflessione su papa Francesco la voglio fare esclusivamente dal punto di vista personale, seguendo prevalentemente la vibrazione delle mie corde emozionali che ho avvertito in occasione della partecipazione alla sua Messa a Santa Marta il 21 febbraio scorso. Anche se ero abbastanza preparato al tipo di personaggio che mi sarei trovato di fronte sia per gli atteggiamenti pubblici che per le parole che ci ha offerti fin dalla sua elezione, il contatto fisico dell’uomo sacerdote che celebrava la Santa Messa e il successivo colloquio personale con i pochi presenti mi ha, a dir poco, emozionato e commosso se non, addirittura, sconvolto. Già il fatto di essere invitato a partecipare alla sua Messa mattutina rappresenta la prova del rapporto del tutto innovativo che il Pontefice ha instaurato con la Comunità cattolica: oggi al Papa si può scrivere all’indirizzo “Sua Santità Francesco, Casa Santa Marta, 00120 Città del Vaticano” e attendere con pazienza la risposta, data la gigantesca mole di lettere che riceve da tutto il mondo. Ovviamente è necessario esporre una motivazione valida che induca lo staff delegato alla scelta del piccolo numero di persone che possono partecipare all’incontro col Papa. Nel mio caso non è stato assolutamente un privilegio assegnatomi (come qualcuno potrebbe pensare), ma una cosa che normalmente rappresenta uno dei criteri di scelta, il cinquantesimo anniversario di matrimonio. Un consiglio a chi festeggia le “nozze d’oro”: scrivete una lettera a papa Francesco senza cercare intermediari, allegate il vostro certificato di matrimonio e chiedete di poter avere la sua benedizione di persona. Aspettate con fiducia la risposta, vedrete che sarete accontentati per ottenere l’incontro con lui.

Data la mia età, ho conosciuto Papi da Pio XII in poi, ma mai potevo immaginare di avere la possibilità d’incontrarne uno e parlarci liberamente prima di morire. Il Signore mi ha dato l’occasione di poterlo fare. Se pensiamo alla strada di avvicinamento progressivo al popolo (alle comunità cristiane in generale, ma non solo) operato dagli ultimi Pontefici, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, c’è da restare basiti. Papa Francesco su questo punto ha però superato anche i suoi predecessori. Oltre ad aver intensificato le aperture alle altre Confessioni – in particolare a quella islamica – ha gettato un ponte con gli atei e ha eliminato ogni diversità di status e di linguaggio con la gente comune: per esempio non vive nel Palazzo apostolico, celebra la messa mattutina nella Cappella di Santa Marta cui fa partecipare un gruppo simbolico di gente comune e nell’Angelus domenicale augura “buon pranzo” a tutti (presenti in piazza e tramite i mezzi audio-visivi).

Prima di terminare questo intervento, raccontando l’esperienza personale dell’incontro con papa Francesco, voglio soffermarmi su ciò che ritengo ancora più importante in termini teologici: i suoi chiari messaggi interpretativi dei Vangeli. Primo fra tutti quello che è alla base della nostra fede, l’amore di Dio, la sua misericordia e il suo perenne atteggiamento rivolto al perdono e non alla punizione: “Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia.” Ancora: “Quando Dio perdona, il suo perdono è così grande che è come se dimenticasse”. E infine: “Gesù ci ha mostrato che l'amore di Dio si attua nell'amore del prossimo. Le pagine del Vangelo sono piene di questo amore: adulti e bambini, colti e ignoranti, ricchi e poveri, giusti e peccatori hanno avuto accoglienza nel cuore di Cristo”. Queste parole, unitamente a quelle che ho trascritto all’inizio, dimostrano nettamente la sua particolare visione di come devono essere interpretate le Sacre Scritture e in particolar modo i Vangeli e di quello che dovrebbe essere e, soprattutto fare, un cristiano.

Veniamo alla partecipazione alla Messa mattutina del Papa a Santa Marta. Sveglia alle cinque per arrivare, mia moglie Daphne ed io, all’accesso in Vaticano del Sant’Uffizio alle 6,30, passati i controlli della Guardia Svizzera, della nostra Polizia e della Gendarmeria vaticana, abbiamo raggiunto a piedi la Domus e, dopo un breve periodo d’attesa nell’atrio, siamo entrati nella Cappella. Alle 7,00 in punto è apparso papa Francesco vestito dei semplici paramenti per la celebrazione: da qui in avanti per me e mia moglie è stato un crescendo di meraviglia, sorpresa e commozione. Non avremmo mai creduto di vedere il Papa come un semplice prete che celebra la sua Messa giornaliera senza la fastosità riservata al Pontefice e il servizio degli assistenti e concelebranti cui eravamo abituati a vedere nelle solennità del Santo Padre. Nessuno che gli girasse le pagine del messale o che gli mettesse e togliesse lo zucchetto, era completamente solo nel celebrare una funzione molto toccante proprio perché estremamente semplice. La sua voce non amplificata per la piccola dimensione della Cappella rendeva l’ascolto della Parola ancora più emozionante. La commozione è poi salita a livello quasi incontenibile quando, al termine della Messa dopo essersi tolto i paramenti, ha intrattenuto singolarmente le poche persone presenti in modo cordiale e del tutto informale. Per me e mia moglie è stato un fatto del tutto unico poter conversare con il Papa come si parla con una persona comune e affettuosa che si sforza di non metterti a disagio. Anzi sollecita una conversazione quasi alla pari con domande semplici e pertinenti seguendo la motivazione dell’incontro, che per noi era il matrimonio e la sua durata; noi ci siamo sforzati di seguire il colloquio nascondendo l’emozione e forse ci siamo pure riusciti. Comunque è stata e resterà per entrambi la più bella esperienza della nostra vita.

 

Gian Paolo Di Raimondo – Roma 15 maggio 2019