SUSSIDIO
PER I BAMBINI

XXXIII Domenica per annum

Piera Cori

 

Buongiorno ragazzi e buona domenica!

Oggi il Vangelo è davvero facile da ricordare. Infatti, in questa parabola che Gesù ci racconta, si parla di talenti.

Chi di voi non sa cosa sono i talenti? Penso nessuno!

Tutti, infatti, sappiamo che con il termine “talento” vogliamo indicare una capacità intellettuale, umana, o creativa che un ragazzo, un giovane o una persona adulta ha.

Per talento intendiamo una abilità speciale, come saper cantare, ballare, disegnare, portare allegria, gareggiare in vari sport, che caratterizza una persona. Il termine “talento” piace così tanto alla gente, che anche alla televisione sono stati creati dei programmi chiamandoli in questo modo. Programmi che forse qualcuno di voi ha anche visto e ne cito uno per tutti: il talent show, uno spettacolo basato sulle esibizioni di artisti non professionisti che intendono dare dimostrazione in pubblico del proprio “talento”, delle proprie capacità.

La parabola però che Gesù racconta, ormai lo sappiamo, vuole aiutare tutti noi a capire delle cose ancora più importanti che devono servire a migliorarci nel cuore, nei sentimenti, nei comportamenti.

Un ragazzo come voi potrebbe chiedersi: in che modo sto a scuola? Come mi rapporto con i compagni? E a casa, con i miei fratelli e genitori? La scuola, i compagni, la famiglia sono doni, talenti che la vita ci offre: li sappiamo vivere bene?

Il Vangelo ci spinge sempre più avanti, ci sprona a non fermarci al semplice racconto ma ad andare in profondità per cogliere il messaggio di Gesù per noi oggi.

Che cosa era un talento al tempo di Gesù?

Era una specie di lingotto che poteva essere di oro o di argento e pesava all’incirca 28 kg. Un talento valeva circa seimila denari che erano considerati lo stipendio di un operaio per 20 anni di lavoro.

Voi capite bene che avere anche un solo talento era davvero una fortuna. Ancora di più avere due talenti o cinque talenti: questi talenti erano una vera ricchezza, significavano una somma da capogiro.

La storia è questa, la ricordiamo bene tutti. Un ricco signore parte per un viaggio lontano e, per questo motivo, consegna dei talenti ai suoi servi. Ormai sappiamo bene che il termine servo, nel Vangelo, non è un termine dispregiativo, ma sta ad indicare un collaboratore stretto del padrone, è come un sovraintendente, uno che fa le veci del padrone. Doveva fidarsi davvero tanto dei suoi tre servi per affidargli un bene così prezioso! Egli è proprio convinto che queste tre persone sapranno trafficare in modo operoso questi doni, così che al suo ritorno potrà vedere aumentato il suo capitale.

Al ritorno del padrone, le cose si svolgono proprio in questo modo: i servi si presentano al suo cospetto e gli fanno il resoconto di come hanno trafficato i doni ricevuti. Il padrone loda i primi due servi perché sono stati davvero operosi. Si sono dati veramente da fare. È così contento del loro operato che li premia moltiplicando le loro ricchezze e, soprattutto, dona loro una cosa speciale: li tratta come se fossero suoi familiari. Il racconto del Vangelo parla di gioia. Una gioia che non è solo allegria, ma benessere, ricchezza, pace, abbondanza, tutto il bene, il bello e il buono che una persona desidera.

Si presenta dal padrone anche colui che ha ricevuto un solo talento. Abbiamo visto che non è poca cosa! Possedere anche un solo talento è una fortuna davvero grande!

Ma quel servo è pigro, svogliato, e l’unica cosa che riesce a fare è quella di sotterrare il suo talento e di riportarlo così come lo ha ricevuto al suo padrone. Così facendo, però, sotterra anche la sua vita, la mortifica, la spegne, non la fa crescere come non ha fatto crescere per pigrizia la ricchezza del talento. Questo servo, in realtà, non ha mai accettato e accolto il regalo del suo padrone, non ha mai riconosciuto la generosità del suo padrone e la grande opportunità che gli ha offerto.

Guardando la nostra vita, la nostra fede, possiamo capire che i talenti sono i doni che ci fa Dio, sono regali importanti che solo Lui sa fare, sono doni speciali, ancora più preziosi dei talenti narrati nella parabola.

Qualcuno ha dato un nome a questi talenti doni di Dio, e io voglio elencarveli.

Il primo, è la VITA. La nostra vita è un dono di amore di mamma e papà, ma con loro, in questa opera di amore, c’è anche Dio creatore. La vita è un bellissimo talento e per questo va vissuta davvero bene mettendo a frutto le nostre capacità.

Poi un altro talento è la PAROLA DI DIO che ascoltiamo la domenica in chiesa o al catechismo. È un dono ricco e importante perché la sua Parola è Parola di vita, fa bene alla nostra vita e dona vita! Proprio per questo potremmo trovare uno spazio nella nostra giornata da dedicare a leggere anche solo un piccolo brano di Vangelo. Vi assicuro, per esperienza, che da quella piccola lettura la nostra vita trova beneficio.

Altro talento sono i SACRAMENTI, i 7 segni dell’amore di Dio, che ci aiutano, ci offrono quell’aiuto speciale che chiamiamo “grazia” per poter essere come Gesù, capaci di amare e di scegliere sempre il bene. Ci indicano inoltre come donare la vita mettendola a servizio di Dio e dei fratelli, come ad esempio il sacramento del matrimonio che permette il formarsi di una famiglia o il sacramento dell’ordine che permette di diventare sacerdote, o missionario o suora.

Il quarto talento è la capacità di AMARE. Tutti lo sappiamo e lo possiamo fare. Bisogna esercitarsi a farlo sempre Ci impegniamo ad amare tutti, senza escludere nessuno. Che bello sarebbe se a scuola, al parco, o al catechismo nessuno escludesse nessuno! Se ci fosse la capacità di accogliere tutti senza allontanare nessuno! È questo quello che chiede sempre Gesù!

Il quinto talento è la CHIESA, la comunità, è la tua famiglia. Come vivi dentro queste realtà? Come ti impegni? Riesci ad essere generoso, attento, disponibile nei confronti di chi ha bisogno? Questo è il modo di trafficare i talenti.

Mettere in pratica i talenti significa perciò essere fedeli nelle piccole cose di ogni giorno, anche quando costa un po’ di fatica in più. Quando il Signore tornerà, come il padrone della parabola, ci chiederà cosa ne abbiamo fatto dei suoi doni-talenti, e sarà felice di poter vedere che ne abbiamo fatto buon uso! Se così sarà, il Signore ci accoglierà non solo come suoi servi, ma anche come suoi familiari, ci accoglierà nella sua casa che è luce, gioia e amore. Allora coraggio, questa settimana impegniamoci a mettere a frutto i talenti di Dio!

Buona domenica

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