COMMENTO ALLE LETTURE

In questa terza domenica del tempo ordinario, la Parola di Dio ci raggiunge ancora una volta e ci presenta la novità di Cristo, che sempre desidera parlare a ciascuno di noi nel contesto in cui ci troviamo. Abbiamo ancora vivo il ricordo dei vangeli ascoltati durante il tempo di Natale, in cui tornava l’immagine della luce che vince le tenebre. Il mistero dell’Incarnazione è mistero di luce. Anche oggi ricorre nella liturgia il tema della luce. Come dice il profeta Isaia nella prima lettura: ‹‹il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce›› (Is 9,1). Siamo noi i destinatari della luce di Cristo, che vince le tenebre del mondo. Sono le nostre comunità che vengono raggiunte da questa luce che illumina, riscalda e dà vita.

Lasciamoci accompagnare dalla Parola di Dio di questa terza domenica del tempo ordinario, scegliendo tre immagine dalle letture bibliche odierne.

La prima immagine, che prendiamo dal vangelo, è quella di Gesù che si mette in viaggio. Matteo racconta della decisione del Signore di lasciare Nazareth per andare ad abitare a Cafarnao. Gesù è in cammino. Questa immagine racchiude in sé un grande mistero: Cristo abita i nostri cambiamenti esteriori e interiori. È un Dio che non è il motore immobile aristotelico, ma colui che entra nella storia umana, come abbiamo contemplato a Natale. Gesù decide di lasciare Nazareth, perché intuisce che i tempi sono maturi per andare altrove. Quanta sapienza! Tante volte noi siamo tentati di stabilizzarci, di chiuderci in noi stessi, per paura di cambiare e di rimetterci in viaggio. Lo stile di Gesù ci dice invece che siamo chiamati ad avere il coraggio di leggere i tempi e di andare sempre oltre. Il cristiano è colui che, sulle orme del Maestro, si mette sempre in cammino. La fede in Gesù Cristo è dinamica, non è mai statica. Questo vuol dire che nella frenesia di tutti i giorni, nella routine quotidiana, Dio è con noi. Come sottolinea più volte l’evangelista Matteo nel suo racconto, Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi. Gesù cammina per incontrare ciascuno di noi. Gesù è in viaggio perché sa che l’uomo e la donna non sempre hanno la forza di cercarlo. Cristo percorre le strade dell’umanità, perché è lui a prendere l’iniziativa. È lungo il cammino della nostra vita che possiamo incontrare Cristo.

La seconda immagine, che prendiamo dalla profezia di Isaia, è la via del mare, la Galilea delle genti, che viene illuminata dalla luce di Cristo. La Galilea delle genti rappresenta il nostro vivere quotidiano, i nostri incontri, i nostri scontri, il nostro lavoro, le nostre paure, le nostre speranze. La Galilea delle genti rappresenta la nostra vita. Eppure questa via del mare, che sembra essere solamente il crocevia di tante dinamiche scontate, diventa il luogo della chiamata e della scelta di Dio. Lui, che è in cammino, ci raggiunge là dove siamo e così come siamo. Ancora una volta torna il mistero dell’Incarnazione contemplato qualche settimana fa. Noi, popolo in cammino, veniamo illuminati da una grande luce. La fede in Gesù è questione di sguardo. Siamo invitati a incrociare lo sguardo di Cristo che ci chiama e ci invita a fare esperienza di Lui: esperienza di luce e di vita. Non possiamo sottrarci a questa avventura che è capace di riempire la nostra esistenza.

La terza immagine, che il vangelo ci presenta, è la scelta di Gesù di chiamare a sé coppie di fratelli per formare una comunità: la Chiesa. Ci troviamo di fronte al primo atto di Gesù: egli chiama a sé dei fratelli. Il versetto 18 rimarca ancora una volta il cammino di Gesù: ‹‹mentre camminava lungo il mare›› (Mt 4,18). È motivo di stupore vedere che Gesù sceglie coppie di fratelli. Per Matteo questo dato è così rilevante, che anche a livello testuale sceglie di sottolinearlo. Non gli basta dire che Gesù vede due fratelli, ma sottolinea che uno è fratello dell’altro: ‹‹vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello›› (Mt 4,18). L’evangelista insiste con questo stile sintattico anche per la seconda coppia di fratelli: ‹‹andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello›› (Mt 4,21). Non si scappa: non possiamo essere cristiani per conto nostro! Gesù ci dice che per fare esperienza di Dio abbiamo bisogno dei fratelli e delle sorelle; abbiamo bisogno di sentirci ed essere realmente fratelli e sorelle in Cristo. Si tratta di ripartire dalle relazioni più vicine e naturali: la famiglia, la parrocchia, la comunità, il lavoro, la scuola, gli amici. Il discepolo di Cristo è chiamato a vivere appieno le relazioni, perché siamo creati a immagine e somiglianza di un Dio Trinità che è essenzialmente relazione.

Ci aiutino queste tre immagini a incontrare Cristo e godere della sua luce che ci raggiunge lungo il viaggio di tutti i giorni.

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