COMMENTO ALLE LETTURE

Questo commento al vangelo nasce da una lettura del vangelo condivisa insieme alla comunità di famiglie della Collina del Barbagianni in Roma (rete Mondo Comunità e Famiglia).

 

-Natale: un mistero che prima di comprendere va custodito!

Il motivo da cui nasce questo episodio è il pellegrinaggio annuale che la famiglia di Nazareth compie per la Pasqua. In questo viaggio a Gerusalemme, l’evangelista Luca anticipa il viaggio pasquale che farà lo stesso Gesù (salita a Gerusalemme- tre giorni di smarrimento di Gesù legati al suo mistero di morte e risurrezione…). Ma questo tema del viaggio riguarda anche Maria e Giuseppe: anche la loro vita, la loro fede, è sotto il segno di un viaggio, sicuramente speciale, ma che funge da paradigma del viaggio di ogni credente e di ogni genitore. Possiamo trovare tre tappe del viaggio di Maria e Giuseppe: superamento-incomprensione- custodia.

Superamento: Maria e Giuseppe nel viaggio di ritorno perdono Gesù! All’andata Gesù non è menzionato ed è “portato” da Maria e Giuseppe, mentre al ritorno si dice che “scese con loro…stava a loro sottomesso”. Quello che è successo nel mezzo possiamo definirlo un “superamento” di Gesù rispetto al loro controllo e alle loro aspettative. Giuseppe e Maria fanno un ulteriore passo dentro quel figlio che, fin dall’inizio, è per loro un mistero che li supera! Ed è così nel viaggio della nostra fede. Natale è il mistero del Dio bambino che viene ad abitare in mezzo a noi, che si lascia prendere in braccio ma per ri-aprire la nostra umanità ad un di più che ci eravamo dimenticati: essere immagine e somiglianza di Dio. Ma quello di Giuseppe e Maria è anche il viaggio di ogni genitore di fronte al mistero della vocazione dei propri figli: Giuseppe Maria perdono il controllo di Gesù e sono chiamati a dare fiducia a quella vita che passa in Gesù e che li supera. “Figlio, perché ci hai fatto questo?” ma Gesù non è rimasto a Gerusalemme per fare qualcosa per o contro Maria e Giuseppe ma perché sta seguendo la sua vocazione di Figlio di Dio.

Incomprensione e custodia: il tema dell’incomprensione attraversa tutto il vangelo di Luca (incomprensione dei discepoli di fronte gli annunci della passione di Gesù- incomprensione dei discepoli di fronte l’annuncio delle donne la mattina della risurrezione- incomprensione iniziale dei due discepoli di Emmaus) dove solo all’ultimo viene “sciolta”: “allora aprì loro la mente per comprendere le scritture” (Lc 24,45). L’incomprensione diventa quasi tappa necessaria nel nostro cammino di fede se vissuta come Maria nella fiducia e nel “saper custodire”. Giuseppe e Maria stanno davanti al mistero del loro figlio con la capacità di fare silenzio (Giuseppe) e saper custodire (Maria). Di Maria infatti si dice che “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. Dopo aver accolto Gesù nel suo grembo Maria ora lo porta nel cuore. Custodisce nel cuore le sue parole anche se la loro comprensione ancora gli sfugge. È questa sua memoria della Parola nel cuore che rende Maria icona di ogni credente: il cui cuore che viene illuminato progressivamente dalla parola di Dio.

-Stupiti:

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio: in questo ritrovamento colpisce innanzitutto lo stupore dei maestri che ascoltavano le sue domande ma anche di Giuseppe e Maria che “al vederlo rimasero stupiti”. Il loro stupore nasce forse da quello che i maestri, gli altri, dicono di Gesù. C’è l’altro che nota, che fa emergere qualcosa di tuo figlio che tu non hai ancora conosciuto! Interessante anche che Gesù, in mezzo ai maestri nel Tempio, non insegna ma “ascolta e interroga”. Gesù stupisce non perché è un bambino prodigioso, che mette i maestri del Tempio tutti in riga, ma la sapienza che gli viene riconosciuta nasce dal saper ascoltare e porre domande. La missione di Gesù è tutta segnata da questa capacita di mettersi in ascolto, di interrogare, non per mettersi al di sopra ma per far emergere quello che le persone hanno nel cuore e questo lo renderà lo renderà capace di entrare in profonda comunione con loro.


 

-Stare nelle cose del Padre:

“non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Questo “stare nelle cose del Padre” rivela che è l’intimità con il Padre il vero “luogo” di Gesù. L’appartenenza di Gesù ha le radici nel Padre ma che crescono dentro la vita quotidiana di una famiglia. Questa appartenenza profonda al Padre e alla sua volontà, lo renderà capace di “appartenere” anche agli uomini. Gesù infatti dice queste parole nel Tempio che tuttavia è un luogo provvisorio; di fatto Gesù da lì ritorna a Nazareth sottomesso e obbediente. I vangeli non ci dicono nulla di questi trent’anni, come i libri nulla o quasi ci raccontano la vita quotidiana della gente. Gesù a Nazareth, nello scorre di una vita feriale, assume totalmente la nostra vita perché tutti noi “nel limite del tempo incontriamo l’Eterno, nel limite dello spazio troviamo l’Infinito”.

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