COMMENTO ALLE LETTURE

Carissimi, quale grande regalo ci fa oggi la Liturgia: mentre muoviamo i primi passi nel Tempo Ordinario ci viene subito incontro Maria, la Madre di Gesù, nel racconto evangelico delle Nozze di Cana. Attraverso questo episodio l’evangelista Giovanni già ci fa intravedere quella missione materna che Gesù affiderà a Maria alla fine del Vangelo (cf Gv 19,26-27), donandola come Madre alla Chiesa nella persona del discepolo amato.

«Non hanno vino»: lo sguardo attento di Maria, in un contesto come quello di un banchetto di nozze in cui la mancanza del vino avrebbe certamente rovinato la festa, è proprio quello di una madre verso i suoi figli: desiderosa soltanto della loro felicità. E allo stesso tempo è lo sguardo fiducioso di una figlia – e di una figlia di Dio - fisso su “Colui a cui nulla è impossibile” (cf. Lc 1,37).

«Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo» (Prima Lettura): è la Parola scolpita nel suo cuore di madre, che la spinge a chiedere per noi al Cuore del Figlio, nella fiducia di essere esaudita.

Apparentemente Gesù sembra darle una rispostaccia: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Ma scorrendo i Vangeli ci accorgiamo che spesso Gesù risponde ai suoi interlocutori ponendo altre domande. Così facendo ci porta a un piano “superiore”, e lo fa aiutandoci a “scendere” nel nostro intimo, lì dove risiede la verità e ciò che muove realmente il nostro cuore.

Che cosa vuole, in fondo, Maria da Gesù? Vuole il dono della fede per i suoi i figli.

E sarà esaudita! Ciò deve dare tanta speranza a noi oggi. Come si conclude infatti questa pagina di Vangelo? «Egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui».

Carissimi, forse che Gesù, Figlio di Dio, non si era accorto che stava finendo il vino? Certamente. Eppure aspetta che sia sua madre a richiamarlo a questa mancanza che avrebbe rovinato la festa.

«Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Maria non ha dubbi: Gesù interverrà. Ma non da solo.

Avrà bisogno dell’obbedienza di quei servitori, della loro fatica nel riempire e portare le anfore... non certo leggere, se piene d’acqua fino all’orlo, avendo da ottanta a centoventi litri di capacità!!

Gesù ha bisogno di noi per compiere prodigi e miracoli. È “scandaloso” per chi non crede, ma per noi credenti è motivo di gioia grande e di sempre nuovo stupore: Dio ha bisogno di me! Dio ha bisogno di te!

Noi siamo i servitori, siamo le anfore e anche l’acqua che esse contengono.

Servitori per la nostra obbedienza a ciò che Lui ci dirà; anfore per la nostra umanità contenente l’“acqua” dei nostri talenti, delle nostre povertà, delle nostre ferite... Anfore riempite fino all’orlo: consegnate senza riserve, senza resistenze a Lui, proprio come la Vergine Maria che col suo “Sì” ha reso possibile il Miracolo più grande di tutti i tempi: Gesù Cristo, Verbo incarnato. Ma non basta: vedete che a questa festa ci sono tutti tranne la sposa? Perché anche la sposa siamo noi! Ogni giorno infatti Dio si umilia e viene “a chiedere la nostra mano” per poter compiere ancora miracoli.

In conclusione, le Nozze di Cana sono immagine di ogni nostro giorno: l’episodio di Cana è un ottimo vademecum per noi cristiani, chiamati come Maria ad essere “madri” di questa umanità che ormai “non ha più vino”: le nostre chiese sono vuote, i nostri figli nascono e crescono “senza Dio”...

Bisogna quindi bussare al Cuore di Dio con la fiducia dei figli. Bisogna dire ogni giorno il nostro “a quello che Lui ci dirà”, e a partecipare senza riserve - “fino all’orlo” - alla sua Opera di salvezza, ciascuno secondo la «manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune» (Seconda Lettura).

Possa Dio nella sua infinita misericordia compiere ancora il suo Miracolo: la nostra fede; affinché anche oggi nel nostro cuore, nelle nostre case, nei nostri ambienti, nelle nostre strade e nelle nostre chiese si possa vedere e testimoniare: «Egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui».

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