COMMENTO ALLE LETTURE

San Giovanni Battista è uno dei pochi che ha 2 feste dedicate, quella della morte (il suo martirio), e quella di oggi che è la festa della nascita; questo è un onore riservato a pochi. È vero che ognuno ha un suo cammino unico e irripetibile agli occhi di Dio Padre, ma è altrettanto vero che in S.Giovanni si compie uno dei grandi del progetto di Dio. La profezia di Malachia (4,5) aveva specificato che prima del ritorno del Messia sarebbe tornato Elia, o uno con lo spirito di Elia, e così sarà. La sua nascita sarà una profezia e un precorrere quello che sarà il cammino di Gesù: annuncio dell'angelo ad una coppia che, per limiti d'età, vedeva impossibile il sogno di avere un figlio. Per Maria e Giuseppe l'impossibilità sarà nel loro stare lontani, eppure Maria riceverà la visita dell'angelo Gabriele che svelerà il compimento della salvezza. Zaccaria non risponderà con fede come Maria, nella risposta che dà all'angelo si sente tutta la fatica, il dolore sordo e costante di questa attesa senza speranza e quando si troverà davanti all'annuncio risponderà male: vorrà essere sicuro di come accadrà, non vuole affidarsi o fidarsi, ma vuole pilotare lui il piano di Dio. L'angelo lo renderà muto fino alla nascita di Giovanni: non è una punizione per la mancanza di fede, piuttosto un rendere manifesto che non è più capace di benedire, non sa parlare la lingua di Dio che è fatta di fedeltà e tenerezza. È per questo motivo che Zaccaria resterà muto fino alla nascita di Giovanni, finché non sarà capace di benedire di nuovo, è come quando in un coro il direttore dà la nota e ogni cantante si allinea sulla propria per cantare all'unisono con gli altri. È da notare che nella tradizione ebraica ovviamente il bambino viene dal padre e dalla madre, in più c'è che la mamma si "preoccupa" del lato complicato (il parto), il padre gli dà la partecipazione alla benedizione del popolo di Dio, tanto è vero che uno poi appartiene alla tribù del padre; per questo il brano del vangelo che contempliamo è la "nascita completa" di Giovanni, quando il padre gli dà il nome lo inserisce nel popolo eletto. Zaccaria significa che il Signore ha ricordato mentre Giovanni vuol dire Dio ha usato grazia, misericordia, nei tuoi confronti: è il nome scelto dal Signore per colui che sarebbe stato il suo precursore, ed è tutto un programma.

Aggiungerei un altro elemento: ognuno di noi ha una missione, come in un mosaico ogni tessera ha un suo specifico colore e ruolo, ma questa missione non è oltre la nostra vita, come nei film in cui qualcuno si deve sacrificare e pesca il bastoncino più corto; penso che la vita di Giovanni sia il luogo dove contemplare il fatto che siamo fatti come la possibilità radicale di essere un riflesso della bellezza di Dio. Siamo la possibilità concreta di bellezza, con delle caratteristiche ben precise: questo significa che Giovanni non doveva fare il profeta, era la bellezza che gli apparteneva, se voleva essere sé stesso e mettere in gioco tutta la sua persona la missione di portare la Parola di Dio e preparare la via al Messia era la sua gioia. Una missione, anche quando è ostacolata e deve affrontare tanti problemi, è il luogo della gioia e della pienezza: non credo a credenti "a denti stretti", che si sentono mandati controvoglia a battagliare col mondo. Giovanni è uno che ha trovato grazia davanti agli uomini e a Dio (cosa riconosciuta da tutto il popolo) e vuole condividere questa gioia con tutto il popolo, anche con Erode.

Un ultimo pensiero: perché il profeta sta nel deserto? Forse sotto sotto è un po’ misantropo? Niente di tutto questo: il deserto è il luogo dove non c'è nessun altro: solo tu e Dio. La necessità più viva di un profeta è capire la Parola che Dio gli rivolge e l'ansia di non rovinare, non annacquare, non mettere in bocca a Dio pensieri propri, per quanto belli e buoni. Il deserto allora è il luogo del discernimento e dello stare "cuore a cuore" con Colui che ci ha fatto il dono di chiamarci e di poterLo aiutare. È deserto ma c'è tutto quello che serve per vivere, Israele lo sa bene. È dove ci si conosce col Signore e dove impariamo a conoscere noi stessi, sia nei doni che nelle ferite che abbiamo dentro, per questo è una dimensione che non può mancare nella nostra vita.

Che la festa di oggi ci aiuti a dare gloria a Dio e ringraziare Giovanni che non si è tirato indietro, ma soprattutto ci aiuti a scoprire quanto Tu Signore ci hai scelti e amati e ci doni di essere tuoi precursori: aiutaci a non fuggire da quel deserto, aiutaci a non spegnere il fuoco che hai acceso in noi.

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