COMMENTO ALLE LETTURE

Se qualcuno vuol essere il primo sia l’ultimo e servo di tutti”

Il vangelo di questa domenica ci mette di fronte al secondo annuncio della passione che Marco fa nel suo vangelo. Il primo lo abbiamo ascoltato la domenica scorsa, in seguito alla cosiddetta professione di fede di Pietro nei pressi di Cesarea di Filippo. Ci ricorderemo sicuramente anche del duro rimprovero che Gesù fa a Pietro quando questi vorrebbe scartare la croce con tutto ciò che questa doveva comportare. Si capisce, però, che Pietro non poteva conciliare quel “tu sei il Cristo” con l’infamia della croce: “stoltezza per i greci, scandalo per gli ebrei”. Gesù stesso aveva sintetizzato, nel rimproverare Pietro, che quella strada non era semplice da accettare da parte del pensiero strettamente umano. Ed è per questo che dice a Pietro: “non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

Ora, questa logica la ritroviamo anche nel vangelo di questa 25° domenica. Gesù annuncia per la seconda volta la sua passione: non era passato neanche tanto tempo... forse solo una settimana, stando alle indicazioni temporali di Marco 9,2.30. I discepoli si erano completamente dimenticati di ciò che Gesù aveva detto loro riguardo al suo destino in Gerusalemme. Persino i tre della trasfigurazione, ai quali aveva accennato della risurrezione, si sono resi smemorati. Dunque, Gesù continua a curarsi dei suoi discepoli e cerca di prepararli ad entrare nella sua logica, una logica di donazione e di servizio. Ma loro, ancora condizionati dalla logica umana, quella della dominazione, del primo posto, non riescono nemmeno ad ascoltare ciò che Gesù stava dicendo. Tant’è che, durante il viaggio, parlano tra di loro esattamente del contrario di ciò che Gesù cercava di trasmettere loro: non riescono proprio a “pensare secondo Dio”. Lo dice esplicitamente l’evangelista: “non capivano e avevano timore per interrogarlo”.

Qui ci si potrebbe chiedere: perché avevano timore di chiedere spiegazioni, visto che altrove lo fanno (quando non capivano una parabola, per esempio)?. Oltre la dinamica narrativa dell’evangelista, potremmo intuire che nemmeno volevano capire quella logica della donazione totale di sé e dell’essere “servo di tutti”. Si parla tanto del servire, si fanno tanti discorsi elogiativi di ciò che il servire gli altri significa, si lodano (a volte) coloro che fanno qualcosa per gli altri, ma tante volte tutte queste parole si dimostrano essere una vera retorica del servizio. Parole elogiative, sì, ma parole che magari suscitano qualche bella emozione, ma non rispecchiano una volontà reale di vivere davvero nel servizio evangelico degli altri. Quante belle parole sul servire gli altri stiamo sentendo ogni giorno! La prova che le parole sul servizio sono solo parole è il grande bisogno di tante persone che non hanno casa, non hanno il minimo indispensabile per la vita e continuano a permanere così, senza che, in realtà, si faccia veramente qualcosa. Eppure, si parla del servizio. Anche oggi si verifica il fatto che Dio – attraverso i tanti bisogni elementari di tantissime persone (pensiamo in questo periodo ai fratelli afgani, per esempio) – ci sta dicendo che “chi vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” ed il mondo di fatto sta parlando di chi è il più grande: basti pensare di ciò che stanno discutendo tra loro coloro i grandi del nostro tempo. La retorica del servizio!

Come si fa a vivere realmente secondo Dio ed evitare di farlo secondo gli uomini? Sicuramente, è una sfida che chiede uno sforzo di purificazione interiore, delle intenzioni nascoste del cuore. È qui che inizia tutto il servizio autentico. Perché ci sono situazioni dove uno aiuta, si rende servo, ma di fatto, in fondo in fondo, cerca di essere il primo. Rimanere sempre all’ultimo posto per poter veramente servire necessita di un discernimento dei propri movimenti interni, del cuore. Fino a quando non riusciremo ad avere veramente a cuore gli altri, fino a quando non smaschereremo quella tentazione del “non è colpa mia che uno è povero”, oppure del “non sono io in grado di soccorrere tutti”, rimarremo in quel “pensi secondo gli uomini”, dunque nella retorica.

I discepoli non capiscono e avevano timore di interrogare Gesù forse perché conveniva loro di non scendere nel loro cuore per mettere ordine nelle intenzioni profonde della loro vita, dunque smascherare quella retorica nascosta ed entrare nello scomodo “essere l’ultimo di tutti ed il servo di tutti”.

Preghiamo il Signore di aiutarci ad evitare la retorica del servizio e di adottare la dinamica del servire con tutto il cuore... vale a dire veramente!


 

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