“Dio non è vanitoso, ma vuole godersi le cose belle con noi. Io credo che Dio “si arrabbia” se tu, di fronte al colore viola di un campo di fiori, neanche te ne accorgi”.
Queste sono parole pronunciate da Shug, una elegante donna libera, a Celie, una schiava nera, nel mezzo di un bellissimo film del 1985 di Steven Spielberg, chiamato appunto “Il Colore Viola”. Nello strazio e nell’assurdità della vita da schiava, a quella povera ma forte donna viene suggerito di avere uno sguardo che va oltre, che non perde mai la speranza, che desidera solo amore, che arriva al cuore di Dio.
Il colore viola mi fa pensare allora, in questa Quaresima che inizia, non a qualcosa di funereo e cupo, ma a un colore bello, che riempie di vita un campo di fiori. E sarebbe proprio un peccato non accorgersene, passare quaranta giorni come se non ci succedesse niente di nuovo.
Certo, oggi trovare qualcosa di bello non è semplice… Iniziamo la seconda quaresima della pandemia, mentre l’anno scorso, di questi tempi, nutrivamo la ferma convinzione che tutto sarebbe andato bene e la normalità sarebbe tornata a Pasqua. Non è stato così, ma ancora una volta ci viene offerta l’occasione di ritrovare la speranza come quella virtù capace di vedere il frutto, mentre ancora si sta spargendo il seme.
Sì, la Quaresima che inizia con il “distanziamento sociale” è un’ottima occasione per desiderare una “vicinanza” maggiore all’Amore di Dio: Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore! (Sal 94,8)
il primo giorno di questo tempo ci invita a ripartire da Dio, talmente misericordioso da dimenticare i peccati, anche più gravi, per il bene del peccatore convertito. Il Signore Dio che ha creato tutto, ama tutto, non disprezza nulla e a tutti dà la possibilità del pentimento.
La cenere sul nostro capo ci fa iniziare così un itinerario “dalla testa ai piedi”, come direbbe don Tonino Bello, indicando il gesto delle ceneri sulla testa e la lavanda dei piedi come il punto di partenza e quello di arrivo di ogni credente che, convertendosi e credendo al Vangelo, si apre al servizio del prossimo.
Solo così possiamo “affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male”. Quaresima vuol dire quindi lotta nella speranza di una vittoria. E la luce della Parola ci offre i mezzi per questo combattimento. Basterebbe rileggere e meditare bene il vangelo di oggi, “immergerci” in questo sguardo del Padre che vede nel segreto, per gioire di questa sua attenzione per me, per ciascuno di noi… e desiderare di essere “liberi”.
Eppure, anche se tutti, all’inizio di questo tempo, ci impegniamo a convertirci… poi tutti sperimentiamo la fragilità e la separazione tra il desiderio della santità e la vita concreta. Siamo fatti così: propositi, rinunce, “fioretti” e… non cambia nulla!
Forse dovremmo ricominciare da capo. Forse dovremmo credere veramente – e può essere questo l’anno buono – che vivere la Quaresima è, ancor prima di un impegno da parte nostra, un dono immenso da parte di Dio. Lui vede il mio cuore, sa che va purificato, e mi dà l’occasione di “mettere ordine” alla mia vita.
In Quaresima, tempo propizio di 40 giorni, è Dio il primo a camminare venendomi incontro, nel deserto della mia vita, con la sua Alleanza, la sua tenera e forte Amicizia. Ci viene incontro con Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo.
Nella precarietà del deserto fu proprio Dio a provvedere l’acqua e il nutrimento per il suo popolo, difendendolo dai pericoli. Così l’esperienza della completa dipendenza da Dio divenne per gli Ebrei un cammino di liberazione “dalla schiavitù al servizio” di Lui e del prossimo.
Il periodo quaresimale ci spinge a percorrere spiritualmente lo stesso itinerario, esortandoci a quella conversione che ci consentirà di arrivare purificati, per il giorno di Pasqua, al cuore del mistero cristiano.
Non è tempo di stracciarsi le vesti; questo gesto rituale per esprimere indignazione possiamo lasciarlo ai farisei. Nel nostro caso, invece, bisogna cambiare il cuore: “Laceratevi il cuore e non le vesti”, ci ha detto il profeta Gioele.
La conversione è un’occasione di ravvedimento per arrivare dall’amore di sé all’amore di Dio. Un passaggio, necessario per la nostra gioia, dall’ “io” a “Dio”.
Dio attende da tempo il nostro ritorno in questa Quaresima di grazia.
Quanto poi agli impegni che debbono caratterizzare il nostro cammino quaresimale, il Signore si sofferma su tre pilastri della vita spirituale: l’elemosina che ci invita a vivere al meglio le relazioni con gli altri, la preghiera, che alimenta la relazione con Dio; e il digiuno, che ci aiuta nella relazione con noi stessi.
“Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra…, quando preghi, entra nella tua camera…, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto… e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Con questi tre grandi esempi il Signore ci insegna la strada dell’interiorità e del primato di Dio sulla vita. Ci invita anche a camminare nella fede, nella speranza, nella carità.
Iniziamo in particolare questo periodo con l’osservanza del digiuno, in modo serio, guardandoci anche intorno per vedere i tanti poveri che ci tendono la mano. Ci può essere di stimolo la quanto mai espressiva parola di S. Pietro Crisologo: “Digiunando, dunque, fratelli, poniamo il nostro pranzo nella mano del povero, […]. La mano del povero è la banca di Cristo, perché Cristo accoglie tutto ciò che il povero riceve. Da’ dunque, uomo, la terra al povero, per avere il cielo; da’ il denaro, per avere il regno; da’ una briciola, per avere il tutto” (S. Pietro Crisologo, Sermoni, 8, 4).
Buona Quaresima. Diamo spazio a Dio, diamogli il nostro tempo. E Lui non farà altro che riempirci di Festa.