COMMENTO ALLE LETTURE

“O Dio, (...) fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita” (dalla Colletta).
Nella Colletta troviamo un termine, “partecipazione”, che costituisce la porta d’accesso per entrare nella Celebrazione del Triduo Pasquale che s’inaugura con la Messa in Coena Domini.
Tentiamo dunque di dire indegnamente qualcosa sulla stupenda Pagina evangelica di cui la liturgia del Giovedì santo ci fa dono.
La lavanda dei piedi. Gesù che lava i piedi ai dodici Apostoli: Lui, il Maestro, depone le vesti, si cinge di un asciugamano attorno alla vita e dà inizio a questo gesto, che necessariamente avrà compiuto chinato e inginocchiato innanzi a loro.
Ma ci chiediamo... Cosa avrà capito Pietro di tutto ciò? Niente! E lo dice: «Signore, tu lavi i piedi a me?», e ancora: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Tanto meno Giuda, che da lì a poco sarebbe uscito dal Cenacolo per tradire Gesù, da quel luogo così intimo in cui il Figlio rivela ai Suoi “tutto” del Padre suo: Dio è amore; ed anche gli altri dieci che, ad eccezione del Discepolo amato, tra poche ore abbandoneranno il Maestro nella sua Passione.
Per cercare di comprendere ancora meglio il significato immenso del termine “partecipazione” facciamo due esempi più immediati per la nostra memoria.
La celebrazione del Battesimo di un neonato: cosa può capire il piccolino di questo Rito? Niente, eppure partecipa! Ugualmente un infermo, ormai incapace d’intendere, che riceve il sacramento dell’Unzione: cosa capisce? Niente: eppure partecipa!
La partecipazione è dunque un dono libero della grazia, e non un risultato-frutto-conquista della nostra intelligenza e del nostro impegno.
È lo Sposo che invita la Sposa – la Chiesa – ad essere partecipe di tutto il suo Mistero d’Amore e di Offerta, che nell’Istituzione dell’Eucaristia, di cui oggi si fa memoria, si manifesta apertamente. E non viceversa.
Dunque non si partecipa solo per comprendere, ma perché il Signore lo desidera: per imparare ad amare come Lui ci ha amati.
La stessa grazia di partecipare concessa a Pietro, a Giuda e agli altri è concessa all’uomo di ogni tempo e quindi anche a noi.
Siamo forse diversi, migliori dei Dodici? Più coraggiosi, più fedeli? (Ognuno risponda in cuor suo). Eppure per bontà di Dio siamo invitati a partecipare allo stesso Mistero d’Amore, e a questo invito può rispondere solo la nostra libertà di figli nel Figlio.
Allora oggi, 1 Aprile 2021, a chi sta lavando i piedi Gesù? A me! A te! Al fratello e alla sorella che sopporto poco, che mi ha fatto un torto, o di cui magari conosco difetti e peccati, e che ora è accanto a me e partecipa con me alla divina Liturgia.
«Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!» (Lc 7,39) - disse fra sé il fariseo, l’“esperto” della Legge, davanti alla donna peccatrice stesa ai piedi di Gesù (e si tratta sempre di piedi!).
Carissimi, la celebrazione del Triduo pasquale preparato dalla Quaresima che si conclude oggi, con la ricchezza della Parola e dalla profondità dei Segni, è ancora tempo favorevole per la nostra conversione, che nella “partecipazione” a così grande Mistero trova la via; anzi la Via: Gesù Cristo.
“Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!” (Annunzio pasquale Exultet)
Ripensiamo anche al Santo Padre Francesco che, prima della pandemia, in questo giorno era ormai solito recarsi a celebrare la Lavanda dei piedi nelle carceri: incarnava la misericordia divina che si fa vicina, ed è molto più potente del peccato che ci allontana da Dio, dai fratelli e anche da noi stessi.
Con lo stesso criterio con cui abbiamo letto il Vangelo, possiamo leggere anche la prima Lettura: cosa avranno capito gli Israeliti davanti a tutte le prescrizioni date loro da Javhè per bocca di Mosè e di Aronne? Poco, o forse niente! Eppure si fidano e partecipano.
Ma è soprattutto Dio che “punta tutto su di loro”: su quel popolo che in quei quarant’anni di deserto ne combinerà di tutti i colori. Eppure è il suo Popolo eletto – amato!
Dio non smetterà mai di fare partecipare il nuovo popolo - la Chiesa - al suo Mistero d’amore rivelatosi in Gesù Cristo: l’Eucaristia, il Memoriale del Sacrificio, è il sigillo della sua eterna Alleanza con noi.
«Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo», e ancora: «Capite quello che ho fatto per voi?».
Non segue una risposta verbale ed immediata alla domanda di Gesù, ma ciò non gli impedisce di amare i Suoi sino alla fine. Arriverà la Pentecoste e lo Spirito Santo spiegherà loro ogni cosa... Allora risponderanno testimoniando: daranno la vita per Lui, per il Maestro e Signore, amando come Lui ha amato, fino alla fine.
Fratelli e sorelle, “ogni volta che mangiamo questo pane e beviamo al calice” (seconda Lettura), noi partecipiamo per grazia al Mistero di Gesù Cristo: annunciamo la sua morte, proclamiamo la sua Resurrezione, finché egli venga.
Annuncio che nella vita della Chiesa e di ogni battezzato si chiama: Comandamento nuovo.
«Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi»: partecipiamo per imitare, partecipiamo per amare. Partecipiamo per grazia, amiamo per scelta.
Santa Pasqua a tutti: con l’augurio di amare Gesù e di amarci gli uni gli altri fino alla fine come Lui ha amato noi!

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