COMMENTO ALLE LETTURE

Sulla scia della Festa della Presentazione al Tempio del Signore, celebrata otto giorni fa, la Provvidenza vuole in qualche modo che in essa s’inserisca la Parola di questa quinta domenica del Tempo Ordinario.

La luce di Cristo che abbiamo contemplato proprio in quella che in passato era chiamata “Festa delle Luci”, ha un povero ma potente mezzo di diffusione: noi. E le Letture odierne ci ricordano la grandezza ed universalità della nostra missione di cristiani, forte della potenza di Dio (cf. 2 Lettura).

«Il giusto risplende come luce»: canta oggi la Chiesa con il Salmista.

E chi è il giusto, se non il discepolo di Gesù Cristo? Colui che agisce nel mondo secondo l’esempio del Maestro, il Giusto per eccellenza; il quale oggi nel Vangelo ci dice non ciò che dobbiamo fare per essere tali, ma ciò che già siamo per sua sola grazia e misericordia: sale della terra e luce del mondo.

Sì, sale e luce: due termini che, posti così vicino, suonano un po’ “strani” pensando a ciò che rispettivamente sono e compiono in natura. Il primo – il sale –dà sì sapore ai cibi, ma per farlo deve sciogliersi; mentre la luce, al contrario, si irradia e si diffonde.

Eppure i discepoli di Gesù, i cristiani sono sale e sono luce!

Ai tempi di Gesù ciò che alimentava la lampada era l’olio: lui stesso ci offre questa immagine nella celebre parabola delle dieci vergini (Mt 25,1-13); eppure sembra che oggi voglia dirci che il nostro essere luce è imprescindibile dal nostro essere sale. Per comprendere ciò dobbiamo fare un piccolissimo passo indietro nel capitolo quinto del Vangelo di Matteo e leggere le Beatitudini(Mt 5,1-12).

Beati i poveri in spirito, beati quelli che sono nel pianto, beati gli affamati e gli assetati di giustizia, i perseguitati... Beati noi, suoi discepoli, che proprio come il sale siamo chiamati a “scioglierci nella pasta” che è il mondo per dargli sapore; a dire con la nostra vita Gesù Cristo e Cristo Crocifisso (2 Lettura), luce riflessa della “Luce che illumina le genti”.

Il profeta Isaia (1 Lettura) ci offre gli “elementi” per essere sale di prima qualità: azioni valide al suo tempo come al nostro. Tutti questi gesti hanno qualcosa in comune: un Io e un Tu. Invitano cioè alla relazione, proprio come è il nostro Dio che si è rivelato in Gesù Cristo: Uno in tre Persone; e preannunciano quindi il “digiuno” dello stesso Figlio di Dio che siamo chiamati ad imitare, il quale “ogni giorno si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote” (san Francesco d’Assisi).

San Paolo stesso dice: «Io, fratelli, quando venni tra voi». Io tra voi - io e voi; proprio come è il nostro Dio con noi e tra noi: la sua giustizia ci guida, la sua gloria ci segue; lo invocheremo e lui ci risponderà; ecco la relazione sulla quale si fondano tutte le altre con i nostri fratelli: Lui, Padre nostro, e noi suoi figli amati.

Ma l’Apostolo aggiunge: «La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza». In quanto, dividere il pane con l’affamato, vestire l’ignudo non possono e non devono essere frutto del solo nostro sforzo umano.

Quante opere buone compiamo e vediamo compiere attorno a noi; quante associazioni di volontariato sorgono per la difesa degli animali, la custodia del creato, l’assistenza degli infermi, ecc., tutte opere buone, necessarie per un mondo migliore; ma siamo chiamati a rivestirle della grazia di Dio, perché abbiano un sapore eterno: “il sapore del sale”.

In umile preghiera chiediamo allora a Dio di ispirare la nostra carità e di rivestire i nostri gesti e le nostre parole della sua Potenza; insomma, la nostra debolezza della sua grazia, proprio come è accaduto all’ Apostolo delle genti e a tutti i santi della storia della Chiesa.

Chiediamo al Padre per noi e per i nostri fratelli uno sguardo attento, un cuore docile e mani aperte per riconoscere e servire“l’affamato, l’ignudo…”, il Tu che Egli ogni giorno fa incontrare al nostro Io lungo le strade della vita.

Ma attenzione, fratelli, ai segni dei tempi!Ai tanti poveri, non necessariamente di cose, ma di amore, di cui oggi il nostro mondo è pieno e forse anche le nostre case, comunità, parrocchie: ecco i “parenti” di cui parla il Profeta.

Coraggio! Gesù ci assicura: “siamo sale della terra e luce del mondo”; non c’è niente da inventare! Ne vale la nostra salvezza, mia e tua: dare gloria insieme al Padre nostro che è nei cieli e avere la luce della vita.

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