COMMENTO ALLE LETTURE

1. Il Signore, nell’odierno Vangelo, ci narra una delle parabole più emblematiche che, per certi versi, si rapporta alla parabola dei vignaioli. È quella delle nozze regali che ci parla della festa nuziale dei regno dei cieli. Il re mandò i servi a chiamare gli invitati che si rifiutarono di venire. Mandò altri servi che furono oltraggiati e uccisi da coloro che poi si dedicarono ai propri affari, incuranti della festa. Il re si sdegnò e decise di mandare i propri soldati a uccidere gli omicidi. È singolare che il re dica che il festino era pronto, ma gli invitati non ne erano degni. Ecco allora che, al loro posto, manda a invitare quanti erano ai crocicchi delle strade e la sala fu piena.

2. A questo punto il re entrò e osservò i convitati scorgendone uno che non indossava l’abito nuziale. Rimase sorpreso e chiese a costui come avesse osato far questo. Questi non seppe che rispondere e allora i servi, obbedendo al re, lo legarono mani e piedi e lo gettarono fuori nelle tenebre dove fu “pianto e stridore dei denti”. Anche qui c’è la chiamata a una vita nuova, diversa, ma l’invito resta inascoltato. La generosità del Signore trova tanti sordi e ciechi, troppo presi dai loro commerci che rendono inquieti e infelici. L’attaccamento ai beni terreni, molto spesso sporchi di sangue, quello innocente dei servi, sembra inebriare la mente degli uomini distogliendoli dalla loro meta ultima.

3. È questo il mistero dell’esistenza sintetizzato nella chiusura della parabola: “Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”. Il Signore ci ammonisce non solo di tenere presente la fine dei tempi, ma in questa circostanza ci invita anche a guardare il presente, le vicende della storia. Poche volte ricordiamo che allontanandoci da Dio corriamo rischi inimmaginabili e non siamo più capaci di dare frutti degni del regno di Dio. Pensiamoci! Non può essere diversamente, dato che solo il Signore può concedere la salvezza, come ha assicurato alla sua Santa Chiesa. Ogni epoca ha il suo modo di scartare Cristo e chi lo rappresenta. Anche il mondo presente, con le sue mille seduzioni, ci spinge a ignorare l’invito celeste.

4. Paolo rassicura i seguaci di Cristo che vivono come ha insegnato il Signore. Così facendo, possono dire con lui “di tutto sono capace per l’aiuto di colui che mi rende forte”. Avere questa fiducia rappresenta un atto di affidamento e di dipendenza, che l’orgoglio del maligno cerca in ogni modo di far dimenticare. Per questo bisogna perseverare nell’insegnamento di Cristo, imparando a essere sazi e ad aver fame secondo le diverse circostanze.

5. Paolo prosegue dicendo ai filippesi che hanno fatto bene a partecipare alle sue strettezze, mostrando un’autentica fraternità. Il Signore non dimenticherà tutto ciò, anzi “vi soccorrerà in ogni bisogno in proporzione della sua ricchezza”, che è senza limiti come la sua misericordia e la sua provvidenza. Se il Dio della pace non sarà con noi, è inutile perseguire una pace duratura che non si ottiene seguendo i disegni del mondo.

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