Riflessioni sulle Letture della Liturgia
1 gennaio 2004
Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

 

di Gigi Avanti

      

* È stato Chesterton, il celebre romanziere inglese dell’ottocento ad affermare che “il mondo non perirà per mancanza di MERAVIGLIE, ma per mancanza di MERAVIGLIA”.
È una affermazione dal sapore paradossale, capace quindi di offrirci lo spunto per ricavare dal vangelo di oggi una riflessione sullo stupore, sulla meraviglia  intesa come dote dell’anima.
La capacità di stupirsi, di meravigliarsi di fronte a qualcosa o a qualcuno si attiva da se stessa quando a farle da molla è un atteggiamento contemplativo allo stato puro. Non quindi il semplice guardare o il semplice ascoltare, ma i l contemplare a 360° gradi, un contemplare quindi a sensi attenti , a mente spoglia, a cuore sgombro e ad anima limpida; una contemplazione dell’essere  senza il desiderio di possedere, quindi.

* Forse è questo il confine tra la contemplazione “pura” e la contemplazione  “disturbata” dal desiderio di possesso. Quando nel contemplare si insinua subdolo il desiderio di possedere quanto si contempla, cessa l’incanto, svanisce lo stupore  e può iniziare il dramma…
Pare sia successo così con la storia di Eva che cominciò a desiderare il frutto che stava  contemplando… Ma questa è un'altra storia!
La storia di oggi, che è un nuovo inizio di umanità, parla un altro linguaggio, che è poi il linguaggio di Dio fatto di silenzi e di sussurri, di offerta di contemplazione più che di bancarella di oggetti.

* Il racconto di Luca  2,16-19 è un capolavoro di contemplazione. Dopo la sveglia inattesa  “i pastori andarono senza indugio… e dopo averlo VISTO riferirono ciò che del bimbo era stato DETTO loro”. È  proprio il collegamento tra l’UDITO di prima e il VISTO di adesso, collegamento avvenuto nelle profondità dell’anima, a predisporre alla contemplazione e a muovere allo stupore. Tale “collegamento” ha tutte le carte in regola per potersi qualificare come “dono”.
L’uomo d’oggi è spesso resistente  di fronte alla gratuità di un “dono” e finisce così per soffrire il mistero più che lasciarsi andare a contemplarlo: l’uomo d’oggi indugia, tentenna, sospetta davanti a tutto quanto non sia fatto da egli stesso ed allora si preclude spesso la strada della contemplazione. Fino a cercare il meraviglioso nell’eclatante, nello sconvolgente da lui stesso prodotto, fino al punto di credere che queste meraviglie artificiose siano in grado di saziare la fame di mistero che fa parte invece del DNA della sua anima. L’uomo d’oggi  produce meraviglie perché  disabituato alla “meraviglia”.

* Ma un dettaglio conclusivo è ancor più “meraviglioso”, quello che ritrae Maria, che all’angolo della scena del mistero, SERBAVA TUTTE QUESTE COSE MEDITANDOLE NEL SUO CUORE. L’apice della contemplazione è quindi la quieta meditazione.
Siamo lontani mille miglia dalla allegrezza chiassosa e frenetica (e spesso nevrotica) e che accompagna sovente tanti vissuti emotivi dell’uomo d’oggi, compresa l’emozione per una nuova nascita. Siamo lontani mille miglia dalla voglia di una maternità ad ogni costo sovente esigita come diritto anziché umilmente richiesta come dono.
Un bambino nato da poco suscita sempre emozione ed essa è la scintilla che accende la contemplazione e da questa si passa allo stupore e quindi, quasi per forza spontanea, alla nutriente meditazione.

* Può essere l’indicazione di un percorso spirituale per le anime stanche ed anche per le anime, a loro insaputa, assetate di Dio.  Un percorso  che, paradossalmente, inizia proprio davanti  a un bambino... contemplato dalla sua Mamma. 
Si suol dire  un bambino dia tanto da fare. Forse dà tanto da fare proprio perché abbiamo dimenticato  il fatto che, fondamentalmente, dà semplicemente tanto da CONTEMPLARE...
È questo a voler insegnare con il suo silenzio meditativo la Madre di Gesù di cui oggi si celebra la festa.