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don Pino Pulcinelli

 
 
 

Le catastrofi giapponesi


Periodicamente avvengono nel mondo calamità naturali che provocano distruzione e morte, forse una delle più drammatiche, per la violenza del terremoto e del successivo tzunami, è quella che ha colpito nelle scorse settimane il Giappone. Quando questo capita, in qualsiasi parte della terra (tutti abbiamo nella memoria la ferita provocataci dal terremoto de L’Aquila del 2009 pur essendo di molto minore entità) e quando muoiono soprattutto bambini innocenti immuni da qualsiasi colpa, viene spontanea la domanda del perché Dio permetta simili crudeli eventi. Pure noi credenti entreremmo in crisi, ogni qual volta capitano anche guerre, pandemie, stermini di massa come la Shoah, se non accettassimo il concetto che Dio non interviene direttamente sugli eventi positivi e negativi del mondo. Il cardinale Bertone ha sostenuto, davanti a 205 bare nell’omelia della Messa funebre de L’Aquila: Non è pensabile considerare Dio come un lontano “burattinaio” che muove ogni cosa del mondo. Aggiungo che non è accettabile il concetto espresso da Newton e dal suo allievo Voltaire del Dio orologiaio e ingegnere che interviene ad aggiustare l’orologio (l’universo) quando c’è qualcosa che non va. Ai credenti di qualsiasi fede non resta che pregare Dio perché intervenga con la sua misericordia per salvare le anime di tutti coloro che muoiono senza colpa. Purtroppo i giapponesi, e forse non solo essi, stanno affrontando un altro grave pericolo: la diffusione dell’inquinamento radioattivo generato dalla centrale nucleare di Fukushima andata in tilt per il cessato funzionamento dell’impianto di raffreddamento dei reattori. La nube radioattiva formatasi rischia di assumere dimensioni catastrofiche se i tecnici e i volontari che stanno lottando in modo veramente encomiabile non riusciranno ad evitare la fusione del nocciolo. Nessuno può valutare le conseguenze letali per la popolazione giapponese e dei paesi limitrofi. Tutti preghiamo che ciò non accada e che i danni siano limitati al contenuto inquinamento atmosferico che si è generato fin ora. Ma questa non è una calamità naturale è qualcosa di pericoloso creato dall’uomo che, purtroppo, non fa tesoro di ciò che è successo con l’uso del “nucleare”: non ha tenuto conto del dramma capitato per la centrale di Cernobyl e, forse, dimenticherà presto anche Fukushima. Speriamo che ciò non avvenga almeno da noi! Comunque le prime reazioni del nostro governo non depongono bene; si insiste che il progetto sul nucleare andrà avanti e si sostiene che chi, attraverso i media mette in guardia sui pericoli connessi, è solo un catastrofista che strumentalizza il caso giapponese. Non si tiene minimamente conto del fatto che il popolo sovrano ha già espresso la sua opinione negativa sul nucleare quando è stato interpellato nel 1987 in un referendum ad hoc. Ultimamente, come al solito, il governo, allarmato per la perdita di consenso elettorale, ci ha ripensato parzialmente e ha dato mandato alla ministra Prestigiacomo di muoversi con meno certezze di quelle dichiarate solo qualche giorno prima. Che strano paese il nostro! Con tutto l’ingegno che possediamo, un comico, Benigni, ci ha richiamati alla storia del Risorgimento e ha fatto lezione di italiano al capo della Lega che non aveva capito quale fosse il soggetto in una frase del nostro Inno nazionale e un cantante, Celentano, ci ha rammentato i danni provocati da un’insana politica nucleare e ci ha invitati ad andare a votare in massa il prossimo referendum (12 giugno ndr) per evitare che non si raggiunga il quorum (Corriere della Sera del 16 marzo 2011). Per quanto riguarda l’atteggiamento della Chiesa sul nucleare, esso è al solito variegato; io trovo interessanti queste due prese di posizione. La prima, l’episcopato tedesco il 14 marzo scorso ha dichiarato che: “l’energia atomica non è l’energia del futuro” e ha invitato il governo a prendere con decisione la strada del no al nucleare. La seconda, mons. Giovanni Giudici – vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi Italia – ha detto in un’intervista che “i rischi del nucleare civile sono, per noi e per le generazioni future, enormemente più grandi dei benefici attuali. E’ dunque opportuno affermare che la scelta del nucleare non è sulla stesso piano della scelta di promuovere fonti energetiche alternative (solare, eolica)”. Speriamo che queste posizioni prevalgano e diventino il pensiero ufficiale di tutta la Chiesa ministeriale. Abbiamo bisogno del maggior consenso possibile per contrastare la nascita delle centrali nucleari nel nostro paese. Lo dobbiamo alle generazioni future!


Gian Paolo Di Raimondo