LA BIOLOGIA E LA RELIGIONE

 

 

 

 

 

 

Che cos’è la vita? Soprattutto quella biologica. Sull’argomento ci sono molti collegamenti che risultano attuali e che dividono ancora la scienza e la fede. Sono i problemi che nascono dove si creano “zone di frontiera o zone grigie”, dove il progresso della scienza e della tecnica impattono con i principi etici irrinunciabili per la nostra religione. Ad esempio: l’inizio della vita, la fecondazione eterologa, la ricerca sulle cellule staminali embrionali, l’aborto, la fine vita (l’accanimento terapeudico e l’interruzione delle terapie). Certamente non m’illudo di poter analizzare e approfondire in questa sede tutti questi punti e verificare, in base alle fonti che ho scelto, se esistono possibilità di conciliare, anche in questo campo, scienza e fede affinché non si ripeta il dramma del “caso Galileo”. Purtroppo come asseriva Karl R. Popper nel suo libro “Scienza e filosofia. Problemi e scopi della scienza” fin quando non avremo “purgato la nostra mente da tutti i pregiudizi, da tutte le idee preconcette, da tutte le teorie; da tutte quelle superstizioni , o ‘idoli’, che la religione, la filosofia, l’educazione o la tradizione possono averci tramandati … e fin quando non eviteremo di contrapporre scienza e fede sostituendo alla teologia, scienza di Dio, la scienza della natura e alle leggi di Dio le forze della natura”, sarà complicato conciliare i principi etici irrinunciabili per la Chiesa con le nuove scoperte nel settore della medicina e della biologia. Però sono convinto che sia necessario non smettere mai di provarci.
Già alcuni personaggi illuminati della Chiesa Cattolica, come il cardinale Carlo Maria Martini, ci hanno provato e alcuni scienziati credenti ci stanno provando tuttora. Prima di inoltrarmi sull’impatto della biologia sulle religioni, in particolare sulla nostra (con l’ausilio della filosofia), credo sia opportuno accennare a cosa s’intende per “evoluzione” oggi: una teoria matura e più che provata (soprattutto dai ritrovamenti fossili), quindi è assolutamente impossibile che sia contrastata dalla teologia. Infatti, Giovanni Paolo II già nell’ottobre del 1996 ne sancì il riconoscimento ufficiale. E il nostro attuale papa Francesco recentemente ha detto: “L'origine dell'universo e l'evoluzionismo non sono in contrapposizione con l'intervento divino, ma lo esigono”. Per fortuna i tempi del “caso Galileo” sono passati: la Chiesa si tiene aggiornata sulle scoperte scientifiche e tecnologiche non opponendovisi ma cercando di renderle compatibili al massimo con la nostra fede e anche dall’altra parte, l’intellighenzia laica non considera più “i preti come nemici della scienza e del progresso”. La scienza e la tecnica nel campo medico e biologico degli ultimi decenni hanno sì creato qualche problema con la fede, ma così il cardinale Martini nel “Dialogo sulla vita” esprime la sua riflessione: “zone di frontiera o zone grigie, dove non è subito evidente quale sia il vero bene dell’uomo e della donna, sia di questo singolo sia dell’umanità intera, è buona regola astenersi anzitutto dal giudicare frettolosamente e poi discutere con serenità, così da non creare inutili divisioni”. In effetti, oggi sulla nascita ci sono modi diversi per arrivarci, ci sono terapie nuove per curare le malattie, si può essere mantenuti in vita con nuovi apparati di rianimazione, tutto ciò ha modificato radicalmente la posizione dell’essere umano nei confronti della vita, della malattia, della morte. E queste grandi novità scientifiche pongono in essere certamente innumerevoli quesiti etici che rischiano di riattizzare le antiche tensioni tra scienza e fede. Ecco perché il cardinale Martini suggerisce di discutere serenamente su ognuno di questi argomenti, magari con la mediazione della filosofia, ma soprattutto senza essere condizionati dai soliti pregiudizi di parte. La biologia in particolare e il progresso scientifico e l’avanzamento tecnologico più in generale, sono costantemente in evoluzione e, pertanto, oltre a creare straordinarie opportunità per migliorare la salute e la qualità della vita dell’umanità, mettono nelle mani dei ricercatori e degli scienziati un grande potere; tale potere dovrebbe essere gestito con scrupolosa assunzione di responsabilità, in modo da evitare i rischi e le conseguenze negative per il bene della vita umana.
Comunque, sempre riferendomi al cardinale Martini, anche per la Chiesa cattolica egli ha un messaggio: “Vorrei sottolineare soprattutto il suo compito formativo. Essa è chiamata a formare le coscienze, a insegnare il discernimento del meglio di ogni occasione, a dare le motivazioni profonde per le azioni buone. A mio avviso non serviranno tanto i divieti e i no, soprattutto se prematuri, anche se bisognerà qualche volta saperli dire. … Non si tratta di oscillare tra rigorismo e lassismo, ma di dare le motivazioni spirituali che inducono ad amare il prossimo come se stessi, anzi come Dio ci ha amato e anche a rispettare e amare il nostro corpo. Come afferma S. Paolo, il corpo è per il Signore e il Signore è per il corpo. Il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in noi e che abbiamo da Dio: perciò non apparteniamo a noi stessi e siamo chiamati a glorificare Dio nel nostro corpo, cioè nella totalità della nostra esistenza su questa terra (cf. 1 Corinti 6,13.19-20)”. E’ necessario, quindi un costante impegno a mantenere aperto un confronto su argomenti tanto importanti, quali quelli che coinvolgono la scienza, la filosofia e la religione (come ad esempio quello sulla vita, sul suo inizio e la sua fine) con i diversi soggetti, in modo che ciascuno porti la propria ricchezza, il proprio punto di vista, il meglio dei propri limiti. E questo, oltre al cardinale Martini, hanno provato a farlo autorevoli personaggi senza pregiudizi di sorta, pur appartenendo a diverse aree di pensiero, anche in contrasto fra loro: ne cito uno per tutti, papa Francesco. Riguardo alla “vita”, ho cercato una definizione che esprimesse un concetto il più possibile condiviso, non l’ho trovata. Anche Pietro Ramellini ci ha provato interpellando la rete e aveva deciso di rinunciarvi perché come dice nel suo libro “Il corpo vivo - la vita tra biologia e filosofia”: La biblioteca di Babele della rete sovrabbonda di riferimenti alla vita. Del resto, è evidente che il concetto di vita investe non solo la biologia ma, in un modo o nell’altro, qualsiasi disciplina, sino a contagiare l’intero orizzonte della riflessione e dell’esperienza umana. Carl Sagan scriveva in proposito, riportando quanto enunciato nella voce “Vita” nell’Enciclopedia Britannica dell’edizione 1970: “Nonostante [i biologi] abbiano raccolto un’enorme quantità di informazioni, colpisce il fatto che non esiste un consenso generale sulla natura dell’oggetto dei loro studi. Non c’è una definizione condivisa della vita”. Sarebbe opportuno, a questo punto, accennare alle scoperte emblematiche del ventesimo secolo che indicarono dove sia scritta la vita di ciascun essere umano: il linguaggio del codice genetico, i vari tentativi per decifrarlo, il successivo completamento della sua comprensione e, per finire, lo studio dell’altro livello fondamentale della vita, oltre al DNA, rappresentato dal metabolismo. Ma sarebbe troppo lungo per essere contenuto in questo articolo, forse potrebbe essere l’oggetto di un ulteriore mio intervento. Chissà?

Gian Paolo Di Raimondo
gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it
Roma, 1° agosto 2015
www.omelie.org/approfondimenti