MARIA MADRE DI DIO

 

 

 

 

 

Dopo un periodo di sospensione che mi ero imposto per motivi personali, voglio riprendere a scrivere alcuni articoli su questo sito. Quale migliore occasione per scegliere l’argomento nel mese che la Chiesa dedica a Maria, se non quello di ritornare ad approfondire il ruolo che Maria, la Madre di Dio, ha svolto per garantire con forza l’umanità di Cristo.

Normalmente le raffigurazioni della Madonna si riferiscono alla Natività, io voglio raffigurarla con l’opera di Michelangelo, proprio per ricordare come Maria ha seguito tutto il percorso della vita di suo figlio fino a piangerlo sotto la croce e a raccoglierne le sue spoglie umane. Il nostro Dio (unico nelle religioni esistenti) si è voluto fare totalmente uomo e lo ha fatto con l’ausilio determinante di una normale donna, Maria. In questo modo il Cristo (uomo) ha realizzato la sua opera salvifica nel mondo con la sua umanità: nascendo, gioendo, soffrendo e morendo da uomo e, con la risurrezione, ha dato la prova tangibile, del superamento della morte (in tutta la sua vita, infatti, non si è limitato a delineare la via della salvezza con la parola, ma anche con l’esempio).

E tutto questo l’ha potuto fare con il sostegno di Maria. Il Concilio di Efeso del 431 dichiarò Maria la madre di Dio (Theotokos) e Benedetto XVI il 2 gennaio 2008 così disse di Maria: “La qualifica di Madre di Dio, così profondamente legata alle festività natalizie, è pertanto l'appellativo fondamentale con cui la Comunità dei credenti onora, potremmo dire, da sempre la Vergine Santa. Essa esprime bene la missione di Maria nella storia della salvezza. Tutti gli altri titoli attribuiti alla Madonna trovano il loro fondamento nella sua vocazione ad essere la Madre del Redentore, la creatura umana eletta da Dio per realizzare il piano della salvezza, incentrato sul grande mistero dell'incarnazione del Verbo divino”.

E’ bene, anche, ricordarci come il grande Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen Gentium” Cap. VIII, abbia stigmatizzato il ruolo di Maria nell’opera salvifica di Cristo: “La beata Vergine, predestinata fino dall'eternità, all'interno del disegno d'incarnazione del Verbo, per essere la madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l'alma madre del divino Redentore, generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, coll'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo ella è diventata per noi madre nell'ordine della grazia”.

A completamento dei riferimenti del Magistero della Chiesa su Maria Madre di Dio, mi piace riportare ciò che la Commissione Teologica Internazionale nel suo documento del 6 dicembre 2013 “Dio Trinità, unità degli uomini”, così interpreta il ruolo materno di Maria: “La maternità di Maria è la forma stessa del suo speciale legame con Dio, che la fede giustamente e audacemente formula con il titolo di “Madre di Dio”. Il passaggio del Figlio Unigenito, che si è fatto uomo, attraverso questa generazione, rivela un tratto del coinvolgimento di Dio con la forma umana del “venire al mondo”, che dovrebbe ispirare ancora più profondamente il pensiero umano dell’intimità di Dio e della sua affezione per i figli dell’uomo. Di questa ispirazione, la Madre del Signore è il riferimento insostituibile e l’inesauribile sorgente (cf. Gv 2,1-11)”. Il protagonismo di Maria nell’incarnazione del Verbo ha fatto si che l’umanità potesse entrare nel ciclo dell’amore trinitario e quindi potesse rivolgersi a Dio come Padre. Personalmente ho sempre considerato il Magistero della Chiesa l’elemento qualificante della nostra religione cattolica per controllare, indirizzare e, a volte, evitare il diffondersi di teorie che non corrispondano alla dottrina cristiana.

Credo che quanto avvenga oggi nel mondo a causa di autonome interpretazioni dell’Islam, delle sue scritture teologiche e dell’applicazione letterale delle tradizioni musulmane senza alcuna mediazione, ne sia - purtroppo - la dimostrazione pratica. Nella mariologia il ruolo del Magistero, come sopra indicato, è stato determinante per individuare la funzione di Maria (quale appartenente al genere umano) nella giusta misura senza invasioni di campo con l’opera di redenzione e di mediatore di Gesù Cristo suo figlio ma anche Dio. E pertanto, ha contribuito e contribuisce all’attuazione dell’ecumenismo cristiano, smussando le forti differenze di un tempo con i protestanti sull’interpretazione di Maria.

Un esempio: Lutero non attribuisce alla Madonna alcuna partecipazione all’opera salvifica di Cristo, in particolare la priva del titolo di mediatrice. D’altra parte valorizza, invece senza mezze misure, la dignità di Maria in quanto Madre di Dio e modello di vita cristiana, sempre però in modo subordinato a Cristo. E allora qual è la differenza con noi oggi? In realtà l'insegnamento della Chiesa cattolica sottolinea con chiarezza la differenza tra la Madre e il Figlio nell'opera della salvezza, illustrando la subordinazione della Vergine, in quanto cooperatrice, all'unico Redentore. Con questo chiarimento pone fine – almeno credo – alle contestazioni di tutti coloro che sostenevano che nessun essere umano poteva partecipare alla Redenzione operata da Cristo in quanto Dio. Si sono bloccate, tramite il Magistero, le fughe in avanti del culto mariano in merito alle definizioni di co-redentrice e mediatrice.

Il catechismo della nostra Chiesa dice a questo proposito: “65. ‘Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio’ (Eb 1,1-2). Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella”. Relativamente a Maria Madre di Dio, Paolo VI nella sua Marialis cultus ha sostenuto al n. 6: “Relativamente a Maria, come festa della nuova Eva, vergine obbediente e fedele, che con il suo fiat generoso (cfr Lc 1,38) divenne, per opera dello Spirito, Madre di Dio, ma anche vera Madre dei viventi e, accogliendo nel suo grembo l'unico Mediatore (cfr 1Tm 2,5), vera Arca dell'Alleanza e vero tempio di Dio; come memoria di un momento culminante del dialogo di salvezza tra Dio e l'uomo, e commemorazione del libero consenso della Vergine e del suo concorso al piano della redenzione”. E più avanti al n. 15: “L'esame compiuto sui libri liturgici restaurati porta, dunque, ad una confortante constatazione: la riforma postconciliare, come già era nei voti del Movimento Liturgico, ha considerato con adeguata prospettiva la Vergine nel mistero di Cristo e, in armonia con la tradizione, le ha riconosciuto il posto singolare che le compete nel culto cristiano, quale santa Madre di Dio e alma cooperatrice del Redentore”.

Forse, con le numerose citazioni, ho reso di difficile la lettura di questo “pezzo”, ma in sintesi volevo evidenziare due importanti concetti, il primo, il ruolo fondamentale del Magistero, il secondo, che è conseguente al primo, l’attuale più semplice strada all’ecumenismo del cristianesimo e, comunque, il fatto che Maria non sia più da considerare un ostacolo all’unione dei cristiani. Resta ancora qualche problema sui dogmi mariani del cattolicesimo (la perpetua verginità di Maria, la sua immacolata concezione, la sua assunzione in cielo), ma non credo che questi possano essere motivo per non procedere ad incontri di studio (come oggi sta frequentemente avvenendo) tra cattolici e protestanti con la volontà comune di lavorare insieme per trovare soluzioni condivise; ovviamente orientate ad una maggiore convivenza se pur accettando congiuntamente le legittime diversità. Un fatto significativo: Alla Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” di Roma, una importante materia d’insegnamento del corso di mariologia, “Maria, una Bibbia aperta”, è gestita da un professore valdese. L’attuale presidente della Pontificia Accademia delle Scienze è un protestante, il premio Nobel Prof. Werner Arber. Significherà qualcosa? Io penso proprio di si.

 

Gian Paolo Di Raimondo

gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it

Roma, 18 maggio  2015

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