LA GRANDE CRISI CONTINUA

 

 

 

 

Governo, Istat, Parti Sociali (Sindacati e Confindustria) e Banca d’Italia certificano tutti che la crisi continua, eccome! L’Italia è al terzo anno di recessione e non si prevede un’inversione di tendenza per il prossimo. Mentre l’America che l’ha generata sta superando egregiamente la sua crisi, l’Europa – con in prima linea i paesi del mediterraneo – non riesce a scrollarsela di dosso. Non voglio fare l’ennesima disamina delle cause di tutto ciò, c’è chi lo fa meglio di me, desidero però accennare solo alcuni dati macroeconomici necessari per abbozzare il quadro della situazione disastrosa che stiamo vivendo e segnalare le aspettative tutt’altro che incoraggianti per la ripresa.

I mali dell’Italia sono tre, tutti strettamente concatenati: le Aziende che chiudono, la scarsa competitività dei prodotti e la limitata liquidità circolante per via della crisi (è un cane che si morde la coda). Secondo la Uil, che cita la fonte Istat, il numero delle aziende italiane dal 2011 ad oggi sta calando “per il quinto anno consecutivo il saldo tra nascite e cessazioni (tasso netto di turnover) presenta un valore negativo (-1% rispetto al -1,3 del 2011)”. Se un gran numero di aziende chiude e quelle che restano, più le nuove, non hanno nessuna intenzione di investire sulla ricerca e sviluppo per la scoperta di prodotti innovativi ad alto valore aggiunto, causa la mancanza di fiducia sul futuro dell’economia nazionale ed europea, unitamente ad una scarsa domanda per effetto della carenza di liquidità delle famiglie, il mercato interno delle vendite langue; si salvano parzialmente solo le esportazioni, ma non basta. La conseguenza naturale di una simile situazione non può che essere l’aumento della disoccupazione, ecco i relativi dati drammatici: l’Istat rileva che La disoccupazione corre senza soste. I dati del primo trimestre sono drammatici: nei primi tre mesi dell'anno il tasso è salito fino al 13,6%, in crescita di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta, in base a confronti annui, di un massimo storico, ovvero del valore più alto dall'inizio delle serie trimestrali, partite nel 1977. La situazione, però, è ancora peggiore sul fronte giovanile: i senza lavoro tra i 15 e i 24 anni sono il 46%. In assoluto, i disoccupati sfiorano i 3,5 milioni, in aumento di oltre 200mila unità rispetto allo stesso periodo del 2013. Sull’occupazione, oltre al drastico calo soprattutto al Sud, c’è un elemento che emerge dai numeri di cui bisogna prendere atto: il posto fisso è diventato un miraggio, ogni 100 contratti solo 15 sono a tempo indeterminato. Un ultimo dato necessario per completare il quadro è quello dell’indebitamento nazionale che ha raggiunto l’enorme cifra assoluta di 2.166 miliardi di euro, il 135,6% del PIL e che, secondo la Banca d’Italia, nel 2015 verrà accresciuto di 0,7 punti percentuali. Cose da capogiro! L’Italia ha vissuto a debito e, purtroppo, continua a farlo consumando più di quel che produce, si pensi che in 20 anni (dal 1995 ad oggi) abbiamo pagato qualcosa come 1.650 miliardi di euro di soli interessi sul debito. Due volte e mezzo la Germania, la Spagna e la Francia. Con questi dati la classe dirigente del paese non dovrebbe dormire la notte! Invece … da anni si parla di vendere parte del patrimonio pubblico o farlo confluire in una società creata ad hoc per la sua gestione in modo da tagliare il debito e risparmiare almeno una ventina di miliardi di euro all’anno di interessi, ma su questa strada non ci si muove di un millimetro. L’altro fronte, costantemente all’ordine del giorno almeno degli ultimi quattro Governi, è quello della riduzione degli sprechi di denaro pubblico ed una drastica riduzione della spesa corrente della P. A. attraverso una seria riforma dello Stato: anche qui poco o nulla si è fatto. Comunque dovrebbe essere chiaro a tutti che siamo in allarme rosso e che non c’è più tempo da perdere. Dato che la nostra crescita oscilla da molti anni attorno alla zero e continuerà a fare lo stesso nel prossimo futuro, non potremo sperare di uscire dalla crisi che attanaglia la nostra economia e colmare quel gap che ci separa dal resto dell’Europa, senza azioni scioccanti ed incisive in termini globali. Continuare con la logica dei piccoli passi (sia internamente che in Europa) non ci porterà da nessuna parte. Anche noi cattolici dobbiamo darci da fare per collaborare all’opera di risanamento del paese prendendo spunto dalla Dottrina Sociale della Chiesa e seguendo le indicazioni dei nostri due ultimi Papi. Benedetto XVI così incitava il Popolo di Dio a partecipare alla gestione della società civile:

La dottrina sociale della Chiesa argomenta a partire dalla ragione e dal diritto naturale, cioè a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano. … La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell'argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare. La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l'adoperarsi per la giustizia lavorando per l'apertura dell'intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente. Deus caritas est - 25 dicembre 2005.

Anche papa Francesco nella sua Evangelii gaudium esorta così i cattolici a partecipare alla vita politica per contribuire al bene comune della società civile:

205. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune.  Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri!  È indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive, che facciano in modo che ci sia un lavoro degno, istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini. Sono convinto che a partire da un’apertura alla trascendenza potrebbe formarsi una nuova mentalità politica ed economica che aiuterebbe a superare la dicotomia assoluta tra l’economia e il bene comune sociale.

 220. Ricordiamo che «l’essere fedele cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica è un’obbligazione morale».

E qualche giorno fa ancora il Papa, nell’incontro mondiale dei Movimenti Popolari, ha affrontato i tre punti che ritiene essere fondamentali per rivitalizzare le democrazie: terra, casa, lavoro:

Grazie per aver accettato l'invito a discutere i molti e gravi problemi sociali che affliggono il mondo di oggi, voi che soffrite in prima persona la disuguaglianza e l'esclusione” E sui tre temi chiave del convegno, terra, casa e lavoro, ha aggiunto “E’ strano ma se parlo di questo per alcuni risulta che il Papa è comunista. Non si comprende che l’amore per i poveri è al centro del Vangelo. Terra, casa e lavoro, quello per cui voi lottate, sono diritti sacri. Esigere ciò non è affatto strano, è la Dottrina Sociale della Chiesa”. E sul lavoro ha aggiunto:

Nei paesi europei, e queste sì sono statistiche molto chiare, qui in Italia, i giovani disoccupati sono

un po’ più del quaranta per cento; sapete cosa significa quaranta per cento di giovani, un’intera generazione, annullare un’intera generazione per mantenere l’equilibrio. … Sono cifre chiare, ossia dello scarto. Scarto di bambini, scarto di anziani, che non producono, e dobbiamo sacrificare una generazione di giovani, scarto di giovani, per poter mantenere e riequilibrare un sistema nel quale al centro c’è il dio denaro e non la persona umana”.

Speriamo che la politica e la classe dirigente che ci governano prendano in considerazione anche i messaggi del Papa evitando di attuare la teoria dello scarto, ma mettano sempre al centro delle riforme economiche e costituzionali da attuare la persona umana.

Gian Paolo Di Raimondo

gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it

Roma, 1 novembre  2014

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