DOV’E’ FINITA L’EDUCAZIONE CIVICA?

 

 

 

Tivoli: graffiti selvaggi sugli affreschi di Villa d'Este

 

 

 

 

In questo strano agosto, trascorso con poco sole e qualche pioggia, ho approfittato per visitare alcune delle tante bellezze artistiche di cui il nostro paese è ricco e che, purtroppo, poco apprezziamo. Così, mi sono potuto accertare de visu del degrado e spesso dell’abbandono in cui versano alcuni musei, siti archeologici e frammenti della nostra storia rinascimentale. Ovviamente il test non può essere considerato attendibile per formulare una vera e propria denuncia documentata in quanto il campione non può essere considerato rappresentativo della totalità (mi sono mosso esclusivamente nel Lazio). E’ servito, però, come cartina di tornasole affinché anch’io possa aggiungere il mio “grido di allarme” ai tanti messaggi che denunciano il pericolo che corre il nostro patrimonio artistico - per i più svariati motivi, ma non ultimo l’incuria - che leggo, quasi quotidianamente, sui giornali scritti da persone competenti e preparate culturalmente molto più di me. A parte la maleducazione e il mancato senso civico riscontrato nei nostri connazionali, specialmente nei giovani, di cui accennerò più avanti, ciò che mi ha colpito prima di tutto è la carenza, in alcuni casi proprio la mancanza, di informazioni sui beni artistici che possediamo. Alla disattenzione dei Governi centrali (con la cultura non si mangia!), esistono altre gravi negligenze locali che saltano agli occhi: manca un’adeguata pubblicizzazione, c’è una carenza di segnalazioni stradali e, soprattutto, se si chiedono informazioni ai cittadini del luogo per aver indicata la posizione di un certo “sito”, le risposte sono imprecise e approssimative. Si ha l’impressione di chiedere notizie sui crateri della luna e non di un luogo ad essi vicino. Se spesso ho avuto difficoltà io – italiano e abitante nella stessa regione – figuriamoci quello che capita ad uno straniero! I pochi che raggiungono il “sito” che cercano sono degli eroi per non aver abbandonato l’idea di aggiungere al sole della vacanza italiana anche un po’ di cultura.

Nella mia breve permanenza nelle vesti del turista in un viaggio culturale, ne ho viste di tutti i colori. Un museo aveva la porta chiusa e per entrare bisognava suonare il campanello ed attendere che un personaggio assonnato e piuttosto scocciato venisse ad aprirti. Con il pagamento del biglietto (veramente una miseria) ti introduceva nelle sale contenenti delle vere meraviglie e se ne tornava da dove era venuto in trepida attesa che uscissi. In un’altra cittadina laziale la cui unica ricchezza, se si esclude l’acqua solfurea, sono tre meravigliose ville, alle 11 di sera non ci sono più taxi (creando disagio per le visite notturne), per avere una giusta indicazione dai locali, bisogna fare tre richieste e quindi mediare e, infine, trasformarsi in “maratoneta”.

E che dire del graffitismo? Quello che ho visto mi ha fatto arrabbiare più di quanto fossi abituato a vedere a Roma poiché la mania dei writers è andata oltre, non è stato loro sufficiente insozzare i muri delle case, ma hanno addirittura danneggiato opere d’arte (pitture, affreschi e statue), una cosa indecente! E qualcuno si ostina ancora a considerare il graffitismo una espressione artistica. Siamo ben lontani dalle sue origini legate al degrado urbano e alla scelta di utilizzare grandi spazi vuoti da parte di molti artisti. Oggi l’obiettivo dei writers è quello di compiere un atto contro le regole, far vedere a tutti il proprio operato ed ottener stima e considerazione da parte dei compagni. Questi obiettivi evidenziano l’assenza di educazione, del rispetto altrui e delle cose appartenenti alla comunità. In loro si evidenzia un’assenza di valori a cui ispirarsi.

Cosa si può fare per migliorare la situazione, se non a breve ma almeno per un prossimo futuro, e creare la mentalità giusta per fare dei “Beni culturali” una naturale attrattiva di turisti, un settore di “attività” e non solo di “passività”. Bisogna partire dalla ricostruzione delle basi su cui creare una nuova società, sono d’accordo con quanto ha scritto qualche giorno fa (il 29 agosto) su “Il Messaggero” Paola Severino nell’articolo “L’educazione civica torni nei programmi scolastici”: “Se si vuole dare un nuovo impulso alla società italiana occorre partire dall’educazione dei nostri bambini, dei nostri ragazzi, dei nostri giovani. Occorre cioè seminare fin dall’infanzia quei germi culturali che dovranno via via maturare per formare una classe di cittadini rispettosi delle regole, attenti alla crescita socio-economica del Paese, stimolati ad aprirsi alla comparazione con altre realtà nazionali, invogliati alla mobilità interna ed internazionale, consapevoli che il merito dovrà essere l’unico parametro di valutazione per la crescita culturale e professionale. … In un Paese nel quale una parte delle famiglie ha educato i propri figli – anche con il cattivo esempio personale – a credere che le regole del successo non coincidono con quelle di una corretta convivenza civile, è necessario che la scuola si proponga come modello alternativo. Un modello alternativo volto a trasmettere non solo nozioni, ma anche modelli di comportamento ispirati appunto al rispetto delle regole. Ricordo che nei programmi scolastici della mia generazione erano inserite due materie, poi non so per quale motivo eliminate, che potrebbero certamente essere utili per le indicate finalità: l’economia domestica e l’educazione civica”.

Il 3 settembre scorso il Premier Renzi ha annunciato il suo piano di riforma della scuola, una riforma globale in cui l’insegnamento si avvarrà degli strumenti del futuro e la didattica seguirà i criteri internazionali di formazione degli studenti; una scuola, a detta di Renzi, che prepari gli allievi ad essere cittadini di un Paese moderno: “perché solo la scuola (e in questo caso la Buona scuola) – così Renzi ha concluso la sua presentazione – può cambiare un Paese”. Il piano accenna anche al fatto che molte materie scolastiche torneranno sui banchi, speriamo che ci sia anche l’”educazione civica” oltre a quella “fisica”. Soprattutto Renzi vuole introdurre nella scuola il concetto (del tutto nuovo) della meritocrazia, la carriera e gli aumenti di stipendio per i docenti seguiranno il merito e non l’anzianità. Se questa riforma vedesse la luce sarebbe un vero miracolo: solo con un miracolo si potrebbe introdurre in Italia la meritocrazia. Comunque, essendo per natura un ottimista, io ci spero.

Se per tutti i cittadini deve considerarsi un impegno la creazione di una nuova e migliore società civile che meglio conviva con l’ambiente e con le bellezze artistiche che ci hanno lasciato chi ci ha preceduto, per noi cristiani ciò è un imperativo imprescindibile in quanto fa parte del nostro credo il concetto che il creato ci è stato consegnato per utilizzarlo e goderne, non per possederlo e magari distruggerlo. Questo mese di settembre la Chiesa lo ha definito “Mese del creato” e il 31 agosto ha celebrato la “Giornata per la custodia del creato” con il tema “Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri paesi e delle nostre città”, proprio su questa idea voglio chiudere con le parole di papa Benedetto: “Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali, così come il degrado ambientale, a sua volta, provoca insoddisfazione nelle relazioni sociali … La Chiesa … deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso” (Caritas in veritate, 51).

 

Gian Paolo Di Raimondo

gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it

Roma, 10 settembre 2014

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