EVANGELII GAUDIUM” E NON SOLO

 

Il primo anno da Papa di Jorge Mario Bergoglio

 

 

 

 

 

 

E’ passato un anno da quel 13 marzo 2013 quando Bergoglio, rispondendo alla domanda del cardinale Giovanni Battista Re se accettasse la sua elezione canonica a Sommo Pontefice, disse: “Io sono un peccatore, ma confidando nell’infinita misericordia e nell’infinita pazienza di Nostro Signore Gesù Cristo, in spirito di penitenza, accetto”.
Terminava così il conclave destinato a cambiare la Chiesa. Dalla scelta del nome, Francesco, come il Santo d’Assisi, povero fra i poveri, mai usato da nessuno dei suoi predecessori e dai primi gesti significativi compiuti immediatamente dopo la nomina: nel vestirsi da papa non ha indossato il mantello più solenne, non ha voluto la croce d’oro, non ha messo le scarpe rosse ma è rimasto con le sue, è rimasto in piedi e non si è seduto sul trono per ricevere il saluto dei cardinali come prevede il cerimoniale, già s’intuiva che papa Francesco avrebbe dato uno scossone alla Chiesa tradizionale.

Penso che un cenno alla biografia del gesuita Jorge Maria Bergoglio nei suoi 15 anni di arcivescovo di Buenos Aires sia d’obbligo per comprendere meglio papa Francesco e il suo modo di interpretare la Chiesa, dimostrato ampiamente nel suo primo anno di pontificato. L’arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio è stato una figura di spicco dell’intero continente sud-americano e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus. «La mia gente è povera ed io sono uno di loro», ha detto una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti ha sempre raccomandato misericordia, coraggio e porte aperte. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa, ha spiegato in alcune circostanze, «è quella che de Lubac chiama mondanità spirituale», che significa «mettere al centro se stessi».

E quando citava la giustizia sociale, invitava a riprendere in mano il catechismo, i dieci comandamenti e le beatitudini. Nonostante il carattere schivo, divenne un punto di riferimento per le sue prese di posizione durante la crisi economica che ha sconvolto il Paese nel 2001. Queste caratteristiche furono considerate da molti cardinali, fin dalle loro riunioni prima del conclave, adeguate per cambiare la Chiesa; non è un caso che un folto gruppo di essi escludesse un candidato italiano, rilevando la responsabilità degli italiani nel criticato governo vaticano. La scelta di Bergoglio, infatti, rappresentava la volontà di portare il cattolicesimo latino-americano per imprimere una svolta alla Chiesa con la vitalità popolare e l’entusiasmo del Popolo di Dio attraversato da una domanda di fede.

Papa Francesco non ha deluso i suoi elettori. Ha dimostrato a ogni sua comparsa di stabilire una forte alleanza con i fedeli: i partecipanti ai suoi incontri vaticani da marzo a dicembre 2013 sono stati sei milioni seicentomila, mentre per un uguale periodo all’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI erano stati meno della metà. Papa Francesco nel suo primo anno di pontificato ha tanto parlato alla gente e ha scritto un lungo documento di 220 pagine, l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”.

Voglio provare a sintetizzare, per quanto possibile, il suo pensiero focalizzando gli argomenti maggiormente espressivi della ventata di novità che ha portato. E’ bene sottolineare che al centro dei suoi messaggi di evangelizzazione ha sempre posto la misericordia, ricordandoci che “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che s'incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. La sua costante preoccupazione di raggiungere, con le omelie e gli scritti, il maggior numero di persone evitando qualsiasi distinzione, di volere una Chiesa con le porte aperte, gli ha procurato alcune critiche, soprattutto per aver posto i temi etici in un cono d’ombra.

Ma egli non ha per nulla sottovalutato tali principi, ne ha trattato esaurientemente nella sua Esortazione apostolica, però è convinto che l’eccessiva insistenza su questi aspetti non sia necessaria, anzi riduca la capacità di parlare al cuore. Questo concetto l’ha affermato nell’intervista a Ferruccio de Bortoli pubblicata dal Corriere della Sera il 5 marzo scorso.

Per papa Francesco non ci sono valori negoziabili e altri non negoziabili, “i valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita di una mano ve ne sia una meno utile di un’altra”. Egli è convinto che ci sia un popolo da incontrare ed è necessario creare ponti con quel popolo attraversato da una domanda di fede, santo o peccatore che sia. Torniamo all’"Evangelii Gaudium” che, oltre a definire una specie di programma del Papa per il suo pontificato, raccoglie il contributo dei lavori del Sinodo sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede”, svoltosi in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012.

A mio avviso i punti di novità del documento sono quelli dedicati alla riforma delle strutture ecclesiale, quello in cui papa Francesco spiega cosa intenda per Chiesa povera per i poveri, ma soprattutto la decisa presa di posizione nel denunciare il sistema economico attuale ingiusto alla radice. Parlando di alcune sfide del mondo attuale, critica il presente sistema economico: “E' ingiusto alla radice”. “Questa economia uccide”, fa prevalere la “legge del più forte, dove il potente mangia il più debole”. L’attuale cultura dello “scarto” ha creato “qualcosa di nuovo”: “gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi”. C’è la “nuova tirannia invisibile, a volte virtuale”, di un “mercato divinizzato” dove regnano “speculazione finanziaria”, “corruzione ramificata”, “evasione fiscale egoista”.

Questa forte presa di posizione del Papa gli ha procurato, com'era prevedibile, parecchie critiche e de Bortoli nella sua intervista, infatti, gli ha chiesto se gli fossero dispiaciute le accuse di marxismo, soprattutto americane, dopo la pubblicazione della sua prima Esortazione apostolica. Risposta: “Per nulla. Non ho mai condiviso l’ideologia marxista, perché non è vera, ma ho conosciuto tante brave persone che professavano il marxismo”.

Termino con alcuni passi salienti del messaggio del Santo Padre in occasione della Quaresima, quelli donati alla nostra meditazione durante il cammino di conversione. “Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: ‘Da ricco che era, si è fatto povero per voi …’. Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi (cf. Fil 2,7; Eb 4,15). E’ un grande mistero, l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo per noi. Gesù, infatti, ‘ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato’. … Cari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona.  Potremmo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole”.

Non credo avrei potuto trovare un messaggio più appropriato e toccante di questo per concludere il mio discorso su papa Francesco!

Gian Paolo Di Raimondo

gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it

Roma, 15 marzo 2014

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