“Addio Madiba”

 

 

 

 

 

Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”. Questa una delle frasi celebri di Nelson Mandela, premio Nobel per la pace nel 1993, morto qualche giorno fa all’età di 95 anni. Non credo di fare della retorica nel dire che tutto il mondo ha appreso con commozione la notizia della perdita di un uomo che ha rappresentato un simbolo per la fermezza di idee, lotta all’apartheid, ma anche e soprattutto, per aver conseguito la riconciliazione e la pacificazione del suo popolo.

Il primo commento alla sua morte è stato quello del suo amico Arcivescovo Desmond Tutu che si batté con l’ex presidente sudafricano contro l’apartheid “Nelson Mandela ha avuto un obiettivo in tutta la propria vita da leader: l’unità degli africani … negli ultimi 24 anni Madiba ha pensato a come farci vivere insieme e credere l’uno nell’altro. E’ stato un unificatore fin dal momento in cui è uscito dalla prigione”.
Per dimostrare l’unanime cordoglio per la morte del grande Madiba mi limiterò a riportare le condoglianze di Obama, di Napolitano e del Papa. Così il Presidente degli Stati Uniti: “Nelson Mandela è vissuto per un ideale e l’ha reso reale. Ha trasformato il Sudafrica e tutti noi … Noi troviamo fonte di esempio e rinnovamento nella riconciliazione e nello spirito di resistenza che ha fatto dell’azione di Mandela una cosa vera”. Ecco cosa ha scritto Napolitano al Presidente sudafricano Jacob Zuma: “La morte di Mandela è un momento doloroso per tutta l’umanità … il suo insopprimibile anelito alla libertà, alla dignità umana e all’uguaglianza ha avuto ragione della barbarie dell’apartheid … è un esempio che gli sopravvive, insieme con i suoi ideali e la sua straordinaria eredità morale che passano alle generazioni future e a quanti, in Sudafrica e nel mondo, lottano per costruire una società più giusta ed inclusiva rifuggendo la violenza”. E infine papa Francesco ha inviato le sue condoglianze e preghiere alla famiglia di Madiba, al Governo a tutto il popolo del Sudafrica con questo messaggio: “Tributando omaggio alla sua ferma determinazione mostrata da Nelson Mandela nel promuovere la dignità di tutti i cittadini della nazione e nel forgiare un nuovo Sudafrica costruito sulle solide fondamenta della nonviolenza, della riconciliazione e della verità, prego perché l’esempio dello scomparso presidente ispiri generazioni di sudafricani nel mettere la giustizia e il bene comune al primo posto delle loro aspirazioni politiche. Con questi sentimenti invoco per tutta la gente del Sudafrica, i doni divini della pace e della prosperità”.

Oltre le parole e i riti di circostanza, a mio avviso, Madiba entrerà nella storia perché dopo ventisette anni passati nelle galere del regime segregazionista bianco, non ha mai pronunciato la parola “vendetta” e ha fatto della riconciliazione il filo rosso della sua vita.
Un eroe per il mondo”, così l’ha definito Barack Obama. Strano destino quello di Nelson Mandela, leader dal carisma globale che nonostante il ruolo di padre della patria e di primo Presidente del Paese liberato dall’apartheid dal 1994 al 1999, ben poco ha viaggiato oltre i confini del suo amato Sudafrica. A pochissimi, e il pensiero corre inevitabilmente a Gandhi, a Gorbaciov o Madre Teresa, il privilegio di guadagnare come lui il rispetto e la stima del mondo intero. Pensare solo ad alcuni degli avvenimenti salienti della sua vita vengono i brividi.

Senza esagerare in termini apologetici, basta elencare i fatti: arrestato nel 1963, è condannato all’ergastolo; anche in carcere, proprio il grido Nelson Mandela Free incarnerà la lotta contro l’apartheid. Diventa un simbolo e il regime, sapendo di non poterlo eliminare senza scatenare rivolte e la protesta delle organizzazioni internazionali, nel 1985, gli offre la libertà in cambio della rinuncia alla lotta. Lui rifiuta, resta in carcere e già entra nella storia. Nel 1990 le pressioni internazionali e le sanzioni che portarono all’isolamento del regime segregazionista costringono Pretoria alla sua liberazione. Un anno dopo è eletto presidente dell’Anc (African National Congress), nel 1993 gli viene conferito il premio Nobel per la pace insieme al suo predecessore, il bianco Frederik Willem De Klerck. Nel 1994, durante le prime elezioni libere del suo paese viene eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica, lo sfidante De Klerck è il suo vice. Resterà in carica per cinque anni. Nel 2004, a 85 anni, annuncia il suo ritiro dalla politica per dedicarsi ad attività umanitarie, soprattutto alla lotta dell’Aids, vera piaga africana, colpevolmente sottovalutata dalla politica. Vi pare poco? A me chiamarlo eroe sembra riduttivo!

La riprova che tutto il popolo sudafricano ha pianto il suo Madiba, artefice della pacificazione tra bianchi e neri, si è avuta per le tante e variegate cerimonie di cordoglio che si sono svolte nel paese fino ai funerali di oggi 15 dicembre. Il corpo di Nelson Mandela è stato prelevato dalla sua abitazione per essere trasferito in un ospedale militare a Pretoria. Il Presidente Zuma ha disposto per domenica, otto dicembre, una giornata nazionale di preghiera e riflessione che è stata osservata in chiese, moschee, templi e sinagoghe. Quando mai a una persona è stata tributata una tale dimostrazione d’amore da tutte le religioni?
Normalmente dopo grandi tensioni o guerre civili che lacerano un paese, restano divisioni difficilmente sanabili se non dopo qualche secolo e che investono, soprattutto, proprio le religioni. Dal momento dell’annuncio, incessante è stato il pellegrinaggio verso l’abitazione del loro Madiba di bianchi e neri: tantissime persone hanno voluto lasciare un messaggio, un fiore o partecipare ai canti e ai balli tipici di quella cultura al momento di dover salutare i cari defunti. E’ necessario porre l’accento soprattutto su queste manifestazioni d’affetto perché è al benessere e alla pace del suo popolo che egli ha dedicato la sua intera esistenza, trasmettendo dei valori di pace e di tolleranza che hanno raggiunto i cuori di milioni e milioni di persone in tutto il mondo.

Chiudo con un’altra sua frase celebre: “Ho combattuto con molta fermezza contro la dominazione dei bianchi, ho combattuto contro la dominazione dei neri. Mi piace l’idea di un nuovo Sudafrica in cui tutti i sudafricani sono uguali”.

 

 

Gian Paolo Di Raimondo

gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it

Roma, 15 dicembre 2013

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