“Addio Madiba”
“Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”. Questa una delle frasi celebri di Nelson Mandela, premio Nobel per la pace nel 1993, morto qualche giorno fa all’età di 95 anni. Non credo di fare della retorica nel dire che tutto il mondo ha appreso con commozione la notizia della perdita di un uomo che ha rappresentato un simbolo per la fermezza di idee, lotta all’apartheid, ma anche e soprattutto, per aver conseguito la riconciliazione e la pacificazione del suo popolo.
Il primo
commento alla sua morte è stato quello del suo amico Arcivescovo Desmond
Tutu che si batté con l’ex presidente sudafricano contro l’apartheid “Nelson
Mandela ha avuto un obiettivo in tutta la propria vita da leader:
l’unità degli africani … negli ultimi 24 anni Madiba ha pensato a come
farci vivere insieme e credere l’uno nell’altro. E’ stato un unificatore
fin dal momento in cui è uscito dalla prigione”.
Oltre le
parole e i riti di circostanza, a mio avviso, Madiba entrerà nella
storia perché dopo ventisette anni passati nelle galere del regime
segregazionista bianco, non ha mai pronunciato la parola “vendetta” e ha
fatto della riconciliazione il filo rosso della sua vita. Senza esagerare in termini apologetici, basta elencare i fatti: arrestato nel 1963, è condannato all’ergastolo; anche in carcere, proprio il grido Nelson Mandela Free incarnerà la lotta contro l’apartheid. Diventa un simbolo e il regime, sapendo di non poterlo eliminare senza scatenare rivolte e la protesta delle organizzazioni internazionali, nel 1985, gli offre la libertà in cambio della rinuncia alla lotta. Lui rifiuta, resta in carcere e già entra nella storia. Nel 1990 le pressioni internazionali e le sanzioni che portarono all’isolamento del regime segregazionista costringono Pretoria alla sua liberazione. Un anno dopo è eletto presidente dell’Anc (African National Congress), nel 1993 gli viene conferito il premio Nobel per la pace insieme al suo predecessore, il bianco Frederik Willem De Klerck. Nel 1994, durante le prime elezioni libere del suo paese viene eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica, lo sfidante De Klerck è il suo vice. Resterà in carica per cinque anni. Nel 2004, a 85 anni, annuncia il suo ritiro dalla politica per dedicarsi ad attività umanitarie, soprattutto alla lotta dell’Aids, vera piaga africana, colpevolmente sottovalutata dalla politica. Vi pare poco? A me chiamarlo eroe sembra riduttivo!
La
riprova che tutto il popolo sudafricano ha pianto il suo Madiba,
artefice della pacificazione tra bianchi e neri, si è avuta per le tante
e variegate cerimonie di cordoglio che si sono svolte nel paese fino ai
funerali di oggi 15 dicembre. Il corpo di Nelson Mandela è stato
prelevato dalla sua abitazione per essere trasferito in un ospedale
militare a Pretoria. Il Presidente Zuma ha disposto per domenica, otto
dicembre, una giornata nazionale di preghiera e riflessione che è
stata osservata in chiese, moschee, templi e sinagoghe. Quando mai a
una persona è stata tributata una tale dimostrazione d’amore da tutte le
religioni? Chiudo con un’altra sua frase celebre: “Ho combattuto con molta fermezza contro la dominazione dei bianchi, ho combattuto contro la dominazione dei neri. Mi piace l’idea di un nuovo Sudafrica in cui tutti i sudafricani sono uguali”.
Gian Paolo Di Raimondo gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it Roma, 15 dicembre 2013 www.omelie.org/approfondimenti
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