PERMESSO, GRAZIE, SCUSA

 

 

 

 

 

Monsignor Della Casa è stato un letterato, scrittore e arcivescovo cattolico, noto soprattutto come autore del manuale di belle maniere Galateo overo de' costumi (scritto probabilmente dopo il 1551, ma pubblicato postumo nel 1558).

Sul come si deve agire quando si vive in compagnia di altri scriveva che ci si deve comportare per il piacere di coloro con i quali si è in vicinanza: “Il che accioché tu più agevolmente apprenda di fare, dèi sapere che a te convien temperare et ordinare i tuoi modi non secondo il tuo arbitrio, ma secondo il piacer di coloro co' quali tu usi, et a quello indirizzargli … Adunque, conciosiaché le nostre maniere sieno allora dilettevoli, quando noi abbiamo risguardo all'altrui e non al nostro diletto, se noi investigheremo quali sono quelle cose che dilettano generalmente il più degli uomini, e quali quelle che noiano, potremo agevolmente trovare quali modi siano da schifarsi nel vivere con esso loro e quali siano da eleggersi”.

Penso che nella società moderna questa norma di comportamento sia completamente disattesa. Al contrario, nella convivenza sociale, si cerca di far emergere la propria personalità; ognuno cerca di imporsi sugli altri, in una sorta di competizione individuale che trascura completamente la volontà altrui, annullando così ogni possibilità di favorire il senso comune. Questo modo di agire è ormai diffuso in tutti gli ambienti sociali, da quello di lavoro, a quello dei movimenti politici, a quello delle comunità religiose, fino addirittura a quello familiare.

Basta guardarci intorno. Sembra di assistere a una lotta senza fine di tutti contro tutti. Prendiamo, ad esempio, quello che sta succedendo in politica: non ci si limita al confronto muscolare tra i vari partiti per il diverso approccio socio-economico ma la tensione si esercita in seno allo stesso partito o movimento, in un ambito in cui ci dovrebbe essere unità d’intenti. Ormai sono convinto che questa nostra attitudine all’individualismo sia un fatto culturale: non ci sentiamo più un “popolo” e questo ci porta a chiuderci sempre più nel proprio egoismo.

Purtroppo non vorrei che si dimostrasse vera la massima di Oscar Wilde: "L'egoismo non consiste nel vivere come ci pare, ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi”. Speriamo di no. Purtroppo anche la famiglia vive un periodo di scarsa comunicabilità tra i suoi membri che spesso sfocia in mancanza di buona creanza nei rapporti se non in tensioni quasi permanenti, tanto da far intervenire anche il Papa nella Giornata della Famiglia celebrata in piazza S. Pietro: "Tutti - dice papa Francesco - abbiamo difetti e a volte facciamo cose che non sono buone; occorre avere il coraggio di chiedere scusa … è necessario usare tre parole: permesso, grazie e scusa".

Bergoglio non si stanca di ricordare che "ogni giorno in famiglia non si deve mai finire la giornata senza fare la pace". "Gli sposi cristiani non sono ingenui, conoscono i problemi e i pericoli della vita. Ma non hanno paura di assumersi la loro responsabilità davanti a Dio e alla società. Senza scappare, senza isolarsi, senza rinunciare alla missione di formare una famiglia e mettere al mondo dei figli", ha aggiunto il Pontefice. Ho accennato anche al modo di stare insieme nelle comunità parrocchiali che, purtroppo a volte, non risponde ai dettami trasmessici da Gesù che indicava ai suoi discepoli due regole d’oro: rispondere all’amore del Padre amandolo “con tutto il cuore con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,5) e amando il prossimo “come se stessi” (Mt 22,39).

I discepoli riuniti nelle comunità cristiane dovrebbero, proprio per la loro natura, rappresentare il segno vivente del primato dell’Amore non solo verso Dio, ma anche verso i fratelli. Ora, che da pensionato, frequento abbastanza la parrocchia ed altre comunità cattoliche posso testimoniare che ciò non avviene e che il seme dell’egoismo si propaga anche lì. Per fortuna c’è anche qualche buona notizia che indica una certa inversione di tendenza.

Qualche giorno fa l’agenzia Adnkronos pubblicava che, secondo i dati raccolti dal Censis su “I valori degli italiani 2013”, sembra che l’Italia stia muovendosi dal suo stato di disperazione, egoismo e chiusura in sé in una sorta di “ritorno del pendolo”. Il 29,5% degli italiani afferma di ricevere “moltissima carica” dalla possibilità di aiutare qualcuno in difficoltà, il 40% si dice disponibile a fare visita agli ammalati e più del 36% si dice pronto a rendersi utile in caso di calamità naturale, per contribuire al bene comune. E, visto che siamo in vena di buone notizie, eccone una seconda: la visita (semplice) di papa Francesco a Napolitano.

Nonostante i buoni rapporti intercorsi tra il nostro Presidente e Benedetto XVI, l’incontro del 13 novembre scorso tra i due Capi di Stato, ha segnato un cambiamento di clima orientato sempre più verso la vera collaborazione. Dopo questo incontro dovrebbe diventare più agevole e diretto il confronto tra i rappresentanti delle due delegazioni su alcune questioni sensibili, sulle quali in passato incombeva una buona dose d’incompatibilità: dal rapporto più trasparente tra banca vaticana e banca d’Italia, ai nodi giudiziari ancora esistenti.

La maggiore trasparenza biounivoca tra lo Stato laico e la Chiesa non potrà che riverberarsi a cascata sulle reciproche Istituzioni periferiche e quindi migliorarne i rapporti comunitari di collaborazione. Un’ultima buona notizia per chiudere: dal 1972 per la prima volta aumentano i matrimoni. E’ noto che in Italia ci si sposa meno e tardi e chi arriva a farlo, prudentemente sceglie la separazione dei beni, tanto poco crede nell’indissolubilità del matrimonio.

Dagli ultimi dati Istat emerge una leggera inversione di tendenza al costante calo dei matrimoni negli ultimi 40 anni, nel 2012 ne sono stati, infatti, celebrati 2.308 in più rispetto all’anno precedente. Non è un granché, dato che la crescita è influenzata dai matrimoni misti, ma è l’inizio di una tendenza positiva che fa ben sperare. La famiglia è la “cellula vitale” della collettività e da essa si diffonde il buon vivere in comune nell’intera società civile

Gian Paolo Di Raimondo

gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it

Roma, 20 novembre 2013

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