SALVIAMO IL MONDO

 

 

 

 

 

 

 

La nostra Chiesa cattolica ha sempre prestato particolare attenzione ai problemi dell’ambiente tanto da farne uno dei presupposti principali del suo Magistero sociale.
Il capitolo decimo del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa è dedicato proprio alla salvaguardia dell’ambiente. Mi sembra che il nuovo papa Francesco (in perfetta sintonia con il nome scelto), fin dai suoi primi interventi, abbia dimostrato una esemplare continuità con il suo predecessore che è stato un papa attentissimo al sociale.
Basta ricordare l’enciclica di papa Benedetto, “Caritas in Veritate” dove si indica con decisione la visione cristiana dell’uso del creato: né intoccabilità, né pura disposizione. L’equilibrio sta nella responsabilità; nell’appello a rispondere di fronte ai poveri, anzitutto, perché di solito le energie sono rubate proprio a loro, generando conflitti nelle loro terre. Benedetto XVI usa termini forti: accaparramento, grave impedimento allo sviluppo, incetta di risorse, sfruttamento e devastazione.
Così anche papa Francesco nelle sue prime omelie e discorsi ha indicato il suo forte orientamento al “sociale”. Nell’omelia per l’inizio del pontificato, il 19 marzo 2013, ha detto: “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato”. E ha aggiunto: “La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!”. La custodia del creato, per papa Francesco non riguarda solo gli atteggiamenti individuali ma anche la costruzione comunitaria delle polis: “… vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale … siano custodi della creazione”.
Papa Francesco parla del creato con inedita semplicità e immediatezza, come un amico, non con tono cattedratico e così dà profondità alla semplicità; pone l’accento costantemente sul suo ruolo (pastorale) dell’essere vescovo di Roma piuttosto che l’essere papa. E’ bello sentire un papa rivolgersi ai potenti del mondo chiedendo “per favore”!

Purtroppo visto il disastro che l’uomo ha prodotto e continua a produrre nella natura, sia i messaggi papali, gli accorati appelli del Magistero della Chiesa, ma anche gli allarmi degli organismi mondiali della sanità sono del tutto inascoltati. In uno dei tanti rapporti di tali organizzazioni della medicina si denuncia quanto sia dannoso sottovalutare il problema dell’inquinamento: gli agenti inquinanti (presenti nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo) se superano i limiti che i processi metabolici del corpo umano riescono a far assimilare le tossine ingerite periodicamente, creano nell’organismo effetti cronici spesso invisibili che possono non manifestarsi per lungo tempo. E ciò può provocare un cancro che rimane latente per un periodo che può andare da 10 a 30 anni. Nel mondo molti sono gli esempi del degrado ambientale da mettere in pericolo la salute dell’uomo.

Il caso forse più clamoroso è quello della Cina. Viste dall’alto, quelle cinesi, sembrano città fantasma, immerse in un’atmosfera grigia e solforosa, invece sono reali e sempre più afflitte dallo smog. La qualità dell’aria, ultimamente, ha fatto registrare un peggioramento a causa dei livelli di Pm e altre sostanze pericolose. Inoltre è ormai accertato che l’elemento più inquinato potrebbe essere non l’aria ma la terra. L’ultimo rapporto sulle condizioni del suolo risalente al 2006 parla di un 10% di terreni inquinati e di 12 milioni di tonnellate contaminate da sostanze tossiche. Un nuovo rapporto è stato redatto nel 2010, senza essere mai stato pubblicato. Il Ministero dell’Agricoltura cinese ha deciso che i risultati non saranno divulgati perché segreto di Stato.

Chissà cosa nasconderanno? Ma veniamo a situazioni che ci coinvolgono più da vicino poiché presenti nel nostro paese. Ne indicherò un paio che hanno suscitato scalpore recentemente. La prima, la denuncia fatta da Roberto Saviano nel suo libro “Gomorra” per l’inquinamento dei terreni nel sud (soprattutto in Campania) causato dalle discariche abusive gestite dalla camorra.  Il sud è il capolinea di tutti gli scarti tossici, i rimasugli inutili, la feccia della produzione. Se i rifiuti sfuggiti al controllo ufficiale – secondo una stima di Legambiente – fossero accorpati in un’unica soluzione, nel loro complesso diverrebbero una catena montuosa da quattordici milioni di tonnellate: praticamente come una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari. Il monte bianco è alto 4.810 metri, l’Everest 8.844. Questa montagna di rifiuti, sfuggiti ai registri ufficiali, sarebbe la più grande montagna esistente sulla terra.

Se pensiamo che la Campania è la regione da cui arrivano sulle nostre tavole ortaggi e prodotti caseari (le famose mozzarelle di bufala) c’è da farsi venire i brividi. Ma quando l’intera classe dirigente si darà una mossa per salvaguardare la salute dei cittadini preventivamente? Purtroppo quando si attiva la magistratura, i crimini hanno già prodotto danni, a volte addirittura irrecuperabili.

L’altro caso, che volevo citare, è quello dell’Ilva di Taranto. Come accennato prima anche questo caso, che è stato sollevato dalla magistratura a danno ormai compiuto, oltre a evidenziare che Taranto sembra sia diventata la capitale dei tumori con un tasso di mortalità record per quelli ai polmoni, ha generato una contrapposizione tra la tutela della salute dei cittadini e il pericolo di chiusura dell’acciaieria, con la conseguente perdita di ventimila posti di lavoro. Si è creato un interrogativo: a che prezzo di numero di vite umane si può pagare il mantenimento occupazionale?

La questione è seria e si è incancrenita (stavolta è proprio il caso di usare questo termine) perché chi di dovere non è intervenuto a tempo debito per rendere non inquinanti gli impianti e bonificare l’area con “interventi di riqualificazione ambientale”. Chissà se ora si farà in tempo, anche tramite l’intervento del Governo, a realizzare tutto ciò? La proprietà riuscirà a trovare le risorse necessarie? Certo non è possibile accettare che a Taranto nell’area del sito dell’Ilva ci sia un’incidenza del numero dei tumori maggiore del 15%, con un picco del 30% in più per quelli al polmone rispetto alla media nazionale.

Solo i giovani possono salvare il mondo e la nostra Chiesa può contribuire a far loro prendere coscienza della gravità del problema. Encomiabile l’iniziativa promossa per la Giornata Mondiale della Gioventù (la prima cui parteciperà papa Francesco) che si terrà quest’anno a Rio de Janeiro dal 21 al 28 luglio e che, nel protocollo d’intesa siglato dai ministeri dell’Ambiente italiano e Brasiliano, sostiene “la salvaguardia del creato e lo sviluppo sostenibile”.

I giovani del mondo devono prendere atto che anche i paesi poveri ed emergenti dovranno fare un uso sostenibile delle risorse naturali ed energetiche e che, le speculazioni lecite e illecite di un liberalismo sfrenato e poco controllato dei paesi industrializzati, devono cessare. Questo deve essere un impegno solidale di tutta l’umanità e in questo senso la Giornata Mondiale della Gioventù è il contesto migliore per dare seguito a una simile visione solidale.

Aggiungo che, più alla portata di ciascuno di noi, ci si deve impegnare personalmente e tramite i nostri parroci a diffondere nei giovani delle nostre comunità di base parrocchiali la Dottrina Sociale della Chiesa.

 

Gian Paolo Di Raimondo

gianpaolo.diraimondo@fastwebnet.it

Roma, 15 aprile 2013

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