RIECCOLO!

 

 

 

Ecco la novità di questa calda estate: il signor “Rieccolo” torna sulla scena politica e dice Alfano che sarà il candidato premier del centro-destra alle elezioni politiche per la prossima legislatura. Anche stavolta dobbiamo riesumare il genio giornalistico di un grande, Montanelli, che coniò con ironia tutta toscana il soprannome di “Rieccolo” per un suo illustre corregionale: Amintore Fanfani. Di questi tempi è sempre più difficile, non solo appassionarsi alla politica, ma anche semplicemente descrivere gli accadimenti che si susseguono nei suoi schieramenti senza incorrere in grossolani errori di interpretazione, poiché la cronaca è talmente fluida che ciò che ci sembra cogliere un giorno viene sistematicamente smentito il giorno successivo. Il caos regna sovrano in tutti i partiti che hanno raggiunto i minimi storici nel consenso dei cittadini. Ma sembra che di tutto questo la classe politica non se ne curi e i partiti, invece di serrare le fila per affrontare seriamente la drammaticità che incombe sul paese, cercano di traccheggiare scandalosamente con la solita melina per salvaguardare il proprio - sempre più esiguo - bacino elettorale. Cosa importa se il Paese deve affrontare tutti i giorni un bollettino di guerra con otto milioni di poveri e i disoccupati (10,8%) quasi al limite della soglia dei tre milioni, nonché un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 36 per cento. Eppure Monti ha avvertito chiaramente la classe politica: “L’Italia ha davanti a sé un duro percorso di guerra”. Messaggio, a quanto sembra, completamente inascoltato, ed ecco come i maggiori partiti che ci rappresentano in parlamento si presentano oggi all’opinione pubblica. Cominciamo dal PdL che rende pubblica - udite! udite! - la sua grande novità: il ritorno di Berlusconi a candidato premier. Spero che, viste le reazioni negative e i mugugni di tale annuncio, sia all’interno del partito che tra la “nomenclatura” simpatizzante per il centro-destra, ma soprattutto della stampa estera e, con la consueta prudenza anche da quella cattolica, il PdL e lo stesso Berlusconi capovolgano l’attuale orientamento prodotto forse dal solleone e realizzino quel minimo di rinnovamento che avevano già previsto con l’introduzione delle primarie. Il Paese di tutto ha bisogno salvo il ritorno al passato. Voglio solo citare due, a mio avviso autorevoli, prese di posizione della stampa: una estera e una cattolica. “The Economist” è stato perentorio nello stigmatizzare il ritorno del Cavaliere giudicandolo “l’ultima cosa che serve all’Italia”; “Famiglia Cristiana” ha usato quel poco di humor consentito dalla serietà del caso definendo Berlusconi il “pifferaio magico” che torna a incantare l’Italia. E aggiunge che, nella situazione drammatica in cui si trova il Paese, non è più consentito scherzare <<Saremmo alle comiche, se l’Italia non fosse sull’orlo del baratro. Uno scenario da zelig con Cornacchione piangente a convincerci che “Silvio l’ha fatto per noi”. Nessuna traccia, ovviamente, del “bene comune”, anima della politica>>. Si noti la differenza con quanto affermato su Berlusconi da “L’Osservatore Romano” solo qualche anno fa: egli era considerato in grado di “esprimere maggiormente i valori comuni italiani”. Questo fu il commento del giornale vaticano al neonato Popolo della Libertà nell’aprile 2009. Il tempo passa anche per coloro che si sentono un po’ immortali! Non cambia nulla nel PD dove continuano a litigare le due anime che lo costituiscono: quella laica progressista e quella cattolica. Nessuno dell’establishment che governa il partito da sempre fa un passo indietro per lasciarlo libero di rinnovarsi, ma nemmeno un passo avanti nella ricerca del maggior consenso possibile per effettuare le riforme istituzionali tanto sollecitate dal Capo dello Stato. Si limitano ad un perenne litigio sulle primarie e sulle nozze gay, come se queste fossero le priorità per salvare il Paese. Perfino in casa Di Pietro si cercano di ottenere maggiori consensi elettorali aggredendo e criticando tutti, a cominciare con Monti per finire con Napolitano. Giorgio Napolitano insieme a Mario Monti è stato definito da Di Pietro “peggio di Berlusconi”. Infatti le ultime notizie danno per probabile una seria spaccatura dell’Idv sui continui strappi istituzionali di Di Pietro. Traballa la tregua del suo leader con De Magistris, protesta il senatore Pancho Pardi, soffrono i deputati Massimo Donati e Aniello Formisano e il senatore Elio Lannutti annuncia addirittura il suo addio al partito. E veniamo al cosiddetto partito dei cattolici, l’UDC, che ristagna senza idee proprie al carro di Monti e non riesce a fare l’asse pigliatutto nei confronti dei cattolici moderati e di centro-destra: i sondaggi lo danno, quando va bene, stabile sulle storiche posizioni (6 – 7%), incapace di raccogliere i voti in caduta libera del PdL. “Uno scenario - dice Edoardo Caprino (appassionato degli avvenimenti del Vaticano e dintorni) riferendosi all’UDC - sconfortante che non porta certo rassicurazioni rispetto alle elezioni che si terranno nella primavera del 2013. Ma questo vuoto non può essere colmato - per molti osservatori d’Oltretevere - certamente con un ritorno del Cavaliere anche in versione più “papista” rispetto al passato. La politica della corda è stata troppo utilizzata nei confronti della Chiesa e del Vaticano. … Ma alle promesse poco o nulla è seguito. E quindi la fiducia non è stata certo ben riposta”. Il caos regna, come dicevo prima, su tutti i partiti mentre il Paese cola a picco e l’antipolitica – o la politica contro di Beppe Grillo – fa passi da gigante, ma sembra che alla classe dirigente politica ciò non interessi. Incomprensibile!

Gian Paolo Di Raimondo

Roma, 5 agosto 2012